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Boom di protesi al pene

Sempre di più le scelgono

Boom di protesi al pene

In Italia gli impianti di protesi al pene sono più che raddoppiati in un solo anno. A rivelarlo è Aldo Franco De Rose, urologo e andrologo genovese, presidente dell’Associazione Andrologi Italiani (AssAI), che da tempo chiede l’inserimento dell’intervento nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. I suoi pazienti non sono solo uomini anziani o oncologici, ma anche giovani con diabete, lesioni neurologiche, traumi da incidenti o sindrome di La Peyronie, una patologia che può causare disfunzione erettile.

De Rose racconta che, dopo l’impianto, quasi tutti i pazienti parlano di “una seconda giovinezza sessuale”, con un tasso di soddisfazione del 98% e con l’85% delle partner che conferma il miglioramento della vita di coppia. L’intervento, spiega, non è un capriccio ma “una necessità che restituisce normalità e fertilità anche a molti giovani”.

Nel suo centro privato, gli interventi sono passati da cinque nel 2024 a tredici nel 2025, con pazienti provenienti anche da altre regioni. Solo l’Emilia-Romagna ha finora inserito le protesi peniene nei Lea, ma De Rose insiste per una scelta nazionale: “La salute sessuale è un diritto riconosciuto dall’Oms. Chi rinuncia alla protesi lo fa solo per motivi economici, e questo non è accettabile”.

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