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“Ci mancano i collegamenti viari”

Un paese di 950 abitanti. “Ma non si sta spopolando e ciò è positivo”, assicura il sindaco Nicola Zanca

“Ci mancano i collegamenti viari”

Gaiba, il piccolo grande cuore del Polesine: il sindaco Nicola Zanca racconta la sfida di governare un paese di mille abitanti.

Gaiba, poco meno di mille residenti, è uno dei comuni più piccoli della provincia di Rovigo. Un borgo agricolo incastonato tra il Po e la provincia di Ferrara, dove la comunità resta il vero motore di ogni progetto. Ne parliamo con Nicola Zanca, sindaco del paese, che racconta con passione e realismo cosa significhi oggi amministrare una realtà tanto piccola quanto viva.

Cosa vuol dire essere sindaco in un comune di appena mille abitanti?

“E’ un’attività molto impegnativa, che nasce dalla passione per il bene comune e dal desiderio di lasciare un segno positivo nel proprio territorio. Serve una squadra coesa, perché con risorse economiche e umane limitate bisogna affrontare tanti ambiti, dal sociale alla manutenzione, fino ai rapporti con le associazioni. Ma quando arrivano i risultati, come il recente completamento della scuola primaria dopo cinque anni di lavoro, la soddisfazione è enorme”.

Gaiba resta stabile demograficamente, ma il Polesine invecchia. Siete anche voi colpiti dal calo di natalità?

“Negli ultimi anni siamo attorno ai 950 abitanti, quindi sostanzialmente stabili. C’è un generale invecchiamento, ma a Gaiba registriamo una lieve controtendenza: grazie ai prezzi accessibili delle case, arrivano nuove famiglie giovani, spesso con figli. Questo ci permette di mantenere viva la scuola e le attività associative”.

Siete al confine con Ferrara: vi sentite più ferraresi o rodigini?

“Siamo un po’ un ibrido, potremmo dire come i curdi! Amministrativamente siamo polesani, ma la vicinanza con Ferrara si sente: i ragazzi studiano lì, il dialetto è quello ferrarese e molti servizi gravitano sul versante emiliano”.

La viabilità è una delle criticità storiche del Polesine. Quali sono le esigenze più impellenti?

“Da decenni si attende il collegamento tra la Transpolesana e l’Eridania, o la Nogara-Mare, che servirebbero tutto il territorio. Qui mancano investimenti su strade e ferrovie, e chi non ha l’auto fatica a spostarsi. Purtroppo la rappresentanza politica negli ultimi anni non è riuscita a portare a casa progetti concreti: bisogna battere i pugni sui tavoli che contano”.

L’economia locale si basa ancora sull’agricoltura?

“Sì, è il settore principale, ma molti cittadini lavorano anche fuori comune. Abbiamo piccole attività commerciali e artigiane, ma Gaiba resta un paese a vocazione agricola”.

Il torneo di tennis sull’erba di Gaiba, ribattezzato “Gaibledon” ha fatto parlare l’Italia intera. Ma è tramontato subito. Ci sarà un rilancio?

“E’ stato un sogno diventato realtà: un torneo professionistico in un paese di mille abitanti, con campioni del circuito maggiore e il sostegno di tanti enti. Ora la società è in fase di chiusura, ma stiamo lavorando per rilanciare il progetto con una nuova associazione locale di volontari. La volontà di ripartire c’è tutta”.

Perché secondo lei il Polesine fatica a far conoscere le proprie eccellenze?

“Abbiamo numeri piccoli: tutta la provincia fa gli abitanti della città di Padova. Servirebbe più promozione turistica e comunicazione. Il nostro territorio ha unicità straordinarie, riconosciute anche dai turisti stranieri, ma serve un rilancio a livello regionale. L’ingresso nel Mab Unesco tra Delta del Po e l’area fino a Bergantino potrebbe essere la svolta”.

Fusione dei comuni: favorevole o contrario?

“Contrario. Le fusioni danno un’illusione di prosperità grazie ai contributi iniziali, ma poi le risorse finiscono. In Europa ci sono più comuni in proporzione agli abitanti che in Italia: non siamo un’anomalia. Il comune è la prima frontiera dello Stato, l’unico punto di contatto diretto tra istituzioni e cittadini”.

E tra dieci anni come vede Gaiba?

“Una comunità coesa, con qualità della vita alta e nuove opportunità legate alla ruralità. Chi viene qui scopre uno stile di vita più sereno, prezzi accessibili e un forte senso di appartenenza. Se riusciremo a migliorare la viabilità e a farci conoscere di più, il futuro potrà essere davvero promettente”.

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