VOCE
la tragedia di giulia
21.10.2025 - 07:08
Filippo Turetta, davanti alla Corte d'Assise di Venezia
Il futuro giudiziario di Filippo Turetta è ancora da definire. Dopo la sua rinuncia formale all’appello, spetta ora alla Procura generale di Venezia stabilire se portare avanti o meno il procedimento di secondo grado. Sul tavolo c’è la possibilità di confermare l’ergastolo già inflitto dalla Corte d’assise di Venezia lo scorso dicembre, rendendolo definitivo, oppure di insistere per il riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e dello stalking, escluse in primo grado.
Il fascicolo è attualmente all’esame del sostituto procuratore Pasquale Mazzei, che deciderà insieme al procuratore generale Federico Prato, dopo aver ascoltato il parere del pm Andrea Petroni, titolare delle indagini e autore dell’impugnazione.
L’ergastolo resta la pena massima prevista e un eventuale appello non modificherebbe la durata della detenzione: al massimo potrebbe essere disposto un periodo di isolamento diurno, se il cumulo delle pene accessorie superasse i cinque anni. Tuttavia, per i legali della famiglia Cecchettin – Stefano Tigani, Piero Coluccio e Nicodemo Gentile – le aggravanti hanno un valore simbolico e morale, in quanto riconoscere la crudeltà e lo stalking significherebbe rimarcare la violenza del gesto che ha sconvolto il Paese.
Secondo le norme vigenti, Turetta, oggi 23enne, potrà chiedere i primi permessi premio dopo dieci anni di detenzione e la semilibertà dopo venti. La liberazione condizionale potrà essere concessa dopo 26 anni, o dopo 21 in caso di buona condotta, con cinque anni di libertà vigilata prima dell’estinzione definitiva della pena.
Nella lettera con cui ha rinunciato all’appello, Turetta ha scritto di voler accettare la sentenza "spinto dai forti sensi di colpa" e di assumersi "la piena responsabilità" per quanto accaduto, consapevole che «nessuna condanna potrà mai cancellare il dolore causato».
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