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sangue in centro

Non dice nulla e resta in carcere

Il marocchino, bracciante agricolo, accusato dell’accoltellamento è comparso di fronte al giudice

Non dice nulla e resta in carcere

Resta in carcere, il marocchino di 39 anni, indagato per tentato omicidio a seguito dell’accoltellamento avvenuto verso l’1.30 della notte di sabato scorso, al bar San Marco, sul Corso. Secondo le attuali contestazioni, l’uomo avrebbe vibrato un fendente a un connazionale di 31 anni, ferendolo gravemente. Portata in ospedale, la vittima dell’aggressione è stata sottoposta a un intervento chirurgico. Dopo i fatti, il feritore - a quanto ricostruito dal personale dei carabinieri - si sarebbe dato alla fuga, per poi essere raggiunto e fermato in un casolare abbandonato alla periferia di Rovigo, dove aveva cercato rifugio.

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Sulla base degli elementi raccolti, la Procura di Rovigo aveva chiesto la convalida del fermo, eseguito in prima battuta d’iniziativa dai militari, e la misura cautelare della custodia in carcere a carico dell’uomo, comparso quindi di fronte al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rovigo, difeso dall’avvocato Monica Malagutti del foro di Rovigo.

Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, come è suo diritto, in questa fase. All’esito dell’udienza, estremamente celere, alla luce di questa decisione da parte dell’indagato, è stata disposta la misura cautelare della custodia in carcere. Resta da vedere se, ora, la difesa domanderà una sua attenuazione.

Intanto, il procedimento penale farà il proprio corso, con i tempi dettati dalla Procura della Repubblica.

A quanto emerso, il 39enne è arrivato in Italia circa otto anni fa, grazie al decreto flussi che ha, come finalità, quella di consentire l’ingresso nel nostro Paese di un numero di cittadini extracomunitari sufficienti ad esaudire le richieste di un comparto, come quello agricolo, che altrimenti non riuscirebbe mai a trovare la quantità di manodopera necessaria in stagione. Un impiego, quindi, strettamente vincolato, appunto, alla stagionalità; quando non è assunto, a quanto si apprende, il 39enne vive con la disoccupazione agricola e, al momento, sarebbe senza fissa dimora, dormendo in alcune occasioni a casa di amici che lo ospitano, in altre dove capita.

L’accoltellamento di sabato notte, l’ennesimo di questi ultimi mesi, ha destato profondo scalpore in città. Da giugno a oggi, infatti, sono numerose le aggressioni di questo tipo che si sono verificate in centro, anche con esiti gravi e, in una circostanza, purtroppo mortale. Una involuzione, quella che il capoluogo sta vivendo, che lascia sconcertati i Rodigini, che non riconoscono più la propria città.

Come provvedimento immediato, alcune ore dopo l’accoltellamento, la questura di Rovigo aveva disposto la sospensione della licenza, con corrispondente chiusura, del San Marco per un mese. “Si tratta di un provvedimento adottato dal questore - aveva spiegato la questura - a norma dell’articolo 100 del Tulps, a seguito del grave episodio che si è verificato la scorsa notte. Il provvedimento ha carattere preventivo e cautelare e mira a tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica, impedendo il protrarsi di una situazione di pericolosità sociale”.

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