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Senza stranieri nel 2100 saremo 85mila

Perdendo i migranti il Polesine vedrebbe scendere del 62,4% i propri residenti, peggio solo in Sardegna

Senza stranieri nel 2100 saremo 85mila

Ben 40 milioni di Irpef versati in provincia di Rovigo arrivano da contribuenti non italiani. Perché gli stranieri sono arrivati ormai a rappresentare più di un contribuente su dieci, il 10,2% di chi fa la dichiarazione dei redditi, anche se mediamente i redditi dichiarati sono più bassi di 8.150 euro l’anno rispetto a quelli medi degli italiani, attestandosi a 15.740 euro rispetto ai 23.890 euro degli italiani. La quota di stranieri sul totale della popolazione, invece, è leggermente più basso, il 9,2%, ma in netta crescita se si considera che l’anno precedente rappresentavano l’8,7%. Se si considera il Veneto l’incidenza è ancora maggiore: nel 2024 gli stranieri erano il 10,3% dei residenti ed il 14,1% dei contribuenti, con un’Irpef versata pari a 1,35 miliardi di euro.

Sono i dati che emergono dal “Rapporto annuale 2025 sull’economia dell’immigrazione”, curato dalla Fondazione Leone Moressa e presentato al Cnel e alla Camera. Dati relativi al 2024, che attestano un incremento della popolazione non italiana in Polesine. Anche se, dal punto di vista contributivo, si registra un arretramento, visto che nel 2023 i contribuenti stranieri rappresentavano il 12,3% con un reddito medio di 19.060, quindi ben più alto di quello del 2024, e inferiore di quello degli italiani di “appena 5.600”, con un’Irpef totale versata di ben 52 milioni di euro. Perché questo aumento di popolazione e diminuzione di contribuenti? La prima risposta sembra doversi trovare nell’ottenimento di cittadinanza, più facile in presenza di migliori condizioni lavorative.

Il numero di stranieri residenti al primo gennaio 2024 era pari a 20.831, 10.191 uomini e 10.640 donne, su un totale di 227.448 residenti, mentre nel 2023 erano 19.912, 9.548 uomini e 10.364 donne, su un totale di 227.941 residenti. Quindi, sì, c’è stato un incremento della popolazione straniera, di quasi mille persone, 919, ma l’incidenza aumenta anche per effetto della diminuzione della popolazione nel complesso, di quasi mezzo migliaio di persone l’anno, 493. Un trend che si conferma anche quest’anno, perché secondo i dati Istat gli stranieri residenti in Polesine sono saliti a 22.022, con il sorpasso degli uomini, 11.081, sulle donne, 10.941, e con l’ulteriore flessione del numero dei residenti complessivi, a 227.052: gli abitanti sono calati di 396 unità, mentre gli stranieri sono aumentati di 1.191, salendo quindi al 9,7%.

Proprio da una simulazione della Fondazione Leone Moressa su dati Eurostat riportata qualche tempo fa dal Corriere della sera, la proiezione dei residenti in provincia di Rovigo al 2100 con gli stranieri è di 151.002 abitanti, quindi con un calo comunque pesante del -33,56% dei residenti, mentre senza la componente non italiana il dato sarebbe davvero spaventoso, con i residenti in tutta la provincia ridotti a 85.507, quindi con un calo del -62,4%. Uno dei cali maggiori in Italia dopo Oristano con un calo del 66,6%, seguita da Sud Sardegna con -65,9% e Cagliari al -64,4%.

Come nota Carlo Cottarelli nella sua analisi sul Corriere, “La bassa natalità crea uno squilibrio generazionale che si manifesta in una difficoltà per le imprese, ben evidente in Italia, nel trovare personale per rimpiazzare chi, raggiunta una certa età, deve smettere di lavorare. Inoltre, anche per l’allungamento dell’aspettativa di vita, i sistemi pensionistici si trovano in costante difficoltà finanziaria. Ma non è solo un problema finanziario: se non si fanno figli, mancano le persone che possono prendersi cura degli anziani. E le cose sono destinate a peggiorare. In assenza di immigrazione, la popolazione europea, dopo un leggero aumento iniziale, scenderebbe dagli attuali 447 milioni a 295 milioni nel 2100, un terzo in meno. C’è chi pensa che il problema possa essere risolto attraverso politiche pubbliche per la natalità. Molto difficile. Gli studi empirici mostrano che l’effetto della spesa pubblica sulla natalità è positivo ma modesto: un punto di Pil di maggiore spesa alza il tasso di fecondità di uno 0,1 o poco più. In pratica, nessun Paese che sia sceso molto sotto un tasso di fecondità di 2 (quello che stabilizzerebbe la popolazione) è riuscito a risalire a quel livello”.

Secondo l’ultima analisi della Fondazione Leone Moressa, fra l’altro, sempre più decisivo appare il contributo degli stranieri nell’arginare l’emorragia di imprese nella nostra provincia: fra 2014 e 2024, infatti, gli imprenditori italiani sono calati del -15,2% mentre quelli stranieri sono aumentati del 13,9%. E gli imprenditori stranieri sono ormai arrivati a rappresentare il 9,3%, rispetto all’8,8% del 2023, una quota maggiore rispetto alla quota sul totale della popolazione. Questo perché molti stranieri hanno ditte individuali. In tutto, nel 2024 si contavano 2.970 imprenditori polesani nati all’estero

Anche in questo caso l’incidenza media in Veneto è più alta: è straniero il 10,3% di tutti gli imprenditori veneti. In tutta Italia gli imprenditori immigrati, 787mila nel 2024, sono percentualmente ancora di più, il 10,6% del totale. E fra 2014 e 2024 sono cresciuti del +24,4%, mentre gli italiani sono diminuiti del -5,7%.

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