VOCE
porto tolle
23.10.2025 - 20:14
Dopo due anni da incubo, con il granchio blu a mettere in ginocchio un intero comparto economico, questa mattina al Consorzio cooperative pescatori del Polesine si è parlato finalmente in termini positivi di quella che era considerata una catastrofe, inaugurando ufficialmente il nuovo stabilimento di lavorazione “Granchio blu Trading Srl” a Porto Tolle, frutto di una partnership internazionale tra il Consorzio di Scardovari, il gruppo “Taprobane Seafoods” dello Sri Lanka e “Atman Holdings Pte Ltd” di Singapore.
Paolo Mancin, presidente del Consorzio, ha ricordato come grazie all’intermediazione di Confcooperative Veneto e di Paolo Tiozzo, a novembre 2024 si riuscì a entrare in contatto con i rappresentanti della società srilankese. Da lì, in tempi record, l’11 dicembre fu firmato un doppio contratto, uno di locazione per lo stabilimento lungo Sacca Scardovari, per la messa sottovuoto dei molluschi (ex ShellFish) e uno per la commercializzazione del granchio blu. I lavori di adeguamento dell’impianto, iniziati a gennaio sono stati resi possibili dal sostegno del Comune di Porto Tolle, della Regione Veneto e dal decisivo supporto del commissario straordinario per l’emergenza granchio blu, Enrico Caterino, che ha velocizzato le pratiche autorizzative. Mancin ha voluto ringraziare anche l’Ulss 5 Polesana che sta collaborando con “Granchio Blu Trading” per la certificazione sanitaria dei prodotti, oltre a Emanuele Rossetti e all’intero settore amministrativo del Consorzio, impegnato nella gestione di una mole notevole di documenti e permessi.
“Questa è una collaborazione storica - ha sottolineato Mancin - nasce per trasformare una catastrofe economica e ambientale in un progetto sostenibile e duraturo. Il nostro cda ha creduto fin dall’inizio in questa iniziativa, che può rappresentare una reale svolta economica per il territorio”.
Il commissario Caterino ha espresso soddisfazione: “Finalmente parliamo di granchio blu in termini positivi. Ieri lo vedevamo solo come una criticità da eliminare oggi diventa risorsa. La società srilankese si è dimostrata seria, affidabile e ben organizzata, motivo per cui il nostro ufficio ha sostenuto convintamente l’avvio di questo progetto”. Caterino ha spiegato che il nuovo corso del piano di gestione del granchio prevede tre direttrici: proteggere gli allevamenti di vongole con sistemi già collaudati e altri sperimentali, creare un circuito commerciale che dia valore al granchio catturato e diversificare la produzione, investendo su altri prodotti come le ostriche, oggi molto richieste in Italia. “Non possiamo eliminarlo - ha detto - ma possiamo conviverci, e con questo stabilimento si vede finalmente la luce in fondo al tunnel”.
Per il sindaco Roberto Pizzoli l’inaugurazione non rappresenta un traguardo, ma un nuovo inizio: “In questi anni il comparto ha affrontato di tutto, dai permessi esclusivi, passando per la tempesta Vaia, all’’acqua granda’, fino alla pandemia. Eppure siamo qui, uniti. Abbiamo perso oltre 600 partite Iva, ma restiamo una comunità di lavoratori. Questo progetto dimostra che con la diversificazione e la collaborazione si può trasformare una piaga in sviluppo economico”.
Nathan Sivagananathan, fondatore di “Atman Holdings” ha ricordato come il primo contatto sia avvenuto tramite l’ambasciatore srilankese a Roma: “Siamo arrivati a Porto Tolle a novembre, e in un’ora di colloquio abbiamo deciso di restare. Ci siamo innamorati di quest’area prima ancora del business. Oggi spediamo due volte alla settimana circa 150 quintali di granchi in Sri Lanka, 80 quintali al giorno vengono lavorati in loco (l’80% della cattura quotidianamente consegnata del consorzio). Il nostro obiettivo è ampliare la filiera anche verso la distribuzione alimentare italiana”. Timothy O’Reilly, fondatore del gruppo “Taprobane Seafoods” che ha esperienza in 15 paesi dove il granchio è già stato gestito con successo, ha spiegato che una pesca intensiva e una filiera commerciale stabile possono ridurre drasticamente la popolazione del crostaceo in pochi anni, fino a ristabilire l’equilibrio dell’ecosistema. “In Italia ci sentiamo a casa - ha aggiunto - e vogliamo che il nostro lavoro diventi parte della comunità”.
Presente l’assessore regionale alla pesca Cristiano Corazzari. “Questa realtà entra a pieno titolo nella nostra comunità. Faremo di tutto per far sì che ‘Granchio Blu Trading’ trovi le condizioni migliori per sviluppare il suo business e portare ricchezza al Delta. Qui la pesca non è solo economia, è storia, identità, cuore e tradizione. Il nostro compito è garantire che continui a esserlo anche in futuro”. Svelato anche il simbolo della partnership, donato al consorzio: un piccolo elefante decorato con nove gemme, ognuna a rappresentare un pianeta del sistema solare, come augurio di fortuna e prosperità.
Lo stabilimento lavorerà centinaia di tonnellate di granchi all’anno, rispettando rigidi protocolli sanitari e di sostenibilità. I prodotti saranno destinati ai mercati internazionali - Stati Uniti, Asia ed Europa - ma anche, in prospettiva, alla commercializzazione in Italia. Il processo di lavorazione prevede bollitura e abbattimento termico: durante l’inverno, nel processo di lavorazione, il granchio perde fino al 40% del peso, mentre da aprile, con più polpa, la resa migliora sensibilmente. “Granchio blu” è oggi molto più di un marchio: è il simbolo di una rinascita. Il crostaceo che ha sconvolto il Delta del Po diventa il motore di una filiera circolare capace di creare occupazione, rilanciare l’economia e riportare speranza.
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