VOCE
porto tolle
24.10.2025 - 18:31
C'è un filo che lega Porto Tolle ai villaggi sperduti del Guatemala, e passa per le mani e il cuore di Iris Martini, giovane dentista polesana con studi ad Adria e Porto Tolle, che nel dicembre 2024 ha risposto a una chiamata del volontariato internazionale.
“Cercavano dentisti per una missione in Guatemala - racconta -. Attraverso Andi (Associazione nazionale dentisti italiani) ho inviato la mia candidatura quasi d'impulso. Dopo pochi giorni ero già su un aereo, con una valigia di 30 chili piena solo di materiale sanitario e la curiosità di capire cosa significa davvero mettersi a disposizione". È iniziato così un viaggio che l'ha portata, insieme ad altri medici italiani, nel villaggio di La Granadilla, a quaranta chilometri da Città del Guatemala. Lì l'associazione romana “Sulla Strada Odv”, da 25 anni impegnata nel prestare servizio sanitario, ha costruito un centro medico, il poliambulatorio Yatintò, che offre cure e assistenza gratuita a famiglie indigene segnate da povertà e sfruttamento.
“Appena i bambini imparano a coordinarsi, a quattro anni, li mettono al lavoro - racconta Iris - Riempiono di polvere da sparo miccette per i fuochi d'artificio - il cui commercio nel Paese è particolarmente fiorente - in case-baracca di lamiera, respirando polvere da sparo tutto il giorno. Ho visto tanti ustionati, bambini grigi di polvere, che non possono giocare e tantomeno studiare. È un inferno normalizzato”. In Guatemala, la tradizione coloniale e la povertà si intrecciano con una cultura che non ha mai avuto il tempo di guarire.
“Non esiste il concetto di tutela o di prevenzione - spiega Iris - Là non conoscono il significato di igiene, di contraccezione, di salute come diritto. Persino il dolore è visto come un passaggio necessario verso il paradiso. Ti senti piccolo davanti a tutto questo, ma anche parte del problema. Il nostro benessere si regge, in parte, sulle loro rinunce”. Dopo tre settimane di missione - di cui due nel cuore del lavoro sul campo e una presso la cooperativa “Nuevo Orizonte”, costituita interamente da ex guerriglieri che hanno combattuto per trentasei anni una guerra di resistenza contro il governo militare sostenuto dagli Stati Uniti - Iris è tornata in Italia “cambiata, ma anche inquieta”.
“Quando rientri, non puoi far finta di niente. Senti che devi raccontare. Non per pietà, ma per restituire dignità a chi non ne ha avuta per secoli”. Da questa urgenza nasce l'idea dell'“apericena solidale”, in programma sabato 25 ottobre a Scardovari e Bonelli, un evento patrocinato dal Comune di Porto Tolle, che unisce volontariato, musica e solidarietà per sostenere i progetti di “Sulla Strada”. Alle 16, al teatro parrocchiale di Scardovari, concesso gratuitamente da Padre Sergio, si terrà un incontro nell'ambito del progetto “Coinvolgi.net”, dedicato a sensibilizzare i giovani sul volontariato e la disabilità, con un laboratorio di Lis (Lingua italiana dei segni) curato da Natalia Sansonetti, giovane sorda volontaria dell'associazione Sulla Strada.
Tutto ciò con la partecipazione della cooperativa sociale “Titoli Minori” e della “Cooperativa In-Patto” che si occupa di ragazzi immigrati non accompagnati. Alle 18 inizierà l'apericena solidale, con la cucina inclusiva della brigata “GustAbili”, la presentazione dei progetti dell'associazione romana e la proiezione di filmati realizzati nei villaggi guatemaltechi. L'ingresso è gratuito per i primi 50 partecipanti, con raccolta fondi libera. La giornata si concluderà in musica, con una Jam Session aperta a tutti presso la casa di Iris, in via del Mare 38 a Bonelli. “Portate uno strumento e unitevi - dice lei con un sorriso -. La musica è il modo più semplice per sentirci parte della stessa umanità”. Accanto a Iris, saranno presenti Andrea Sansonetti, chirurgo e presidente dell'associazione "Sulla Strada", e sua moglie Sabina, tra i promotori del centro medico di La Granadilla. “È un onore avere qui queste persone - conclude Iris -. Ma la cosa più importante è che la gente venga, ascolti, capisca. Il mondo non cambia da solo, l'unica cosa che possiamo fare è smettere di voltarci dall'altra parte”.
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