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L’INTERVISTA

Il dramma di Canaro, "aiuteremo per il rimpatrio"

Padre Nicolae Budui, guida della comunità: “La comunità ortodossa si stringe attorno a Nicolae, Elena e Alina”

Il dramma di Canaro, "aiuteremo per il rimpatrio"

Padre Nicolae Budui, guida della comunità: “Pronti ad aiutare per il rimpatrio delle salme”

Ci sarà anche la comunità ortodossa oggi a Polesella, all’addio ad Alina, Elena e Nicolae Balanuta. Ci saranno per aiutare anche economicamente per il rimpatrio delle salme e “per ogni necessità e per fare quello che è dovuto dal punto di vista religioso”. A parlare ai microfoni di Delta Radio è padre Nicolae Budui, che segue da decenni la comunità ortodossa polesana, composta da 4.500 fedeli. Nicolae, Alina ed Elena “li ho visti in qualche occasione particolare, ma non erano assidui frequentatori della chiesa ortodossa di Rovigo - spiega padre Nicolae, che ieri ha contattato il sindaco di Canaro per mettersi, appunto, in contatto con i familiari dei tre moldavi morti nel sonno per una fuga di gas - Ho parlato anche con il nostro parroco moldavo di Verona proprio per assistere i familiari nel rimpatrio. Penso che sia una cosa necessaria, anche perché il resto della famiglia è in Moldavia e vorranno poterli ricordare”.

In viale delle Scienze a Rovigo, sede della chiesa ortodossa, domenica sarà dedicata ai tre deceduti: “Saremo accanto a loro sia prima della partenza per la Moldavia, che domenica, dove pregheremo per le loro anime nella divina liturgia. Ci saremo con quello che possiamo fare anche dal punto di vista economico cerchiamo di aiutare anche noi, ma sarà necessario parlare prima con i familiari”.

E’ successo già in altri casi (l’ultimo con la morte nel luogo di lavoro di Marius Bochis operaio di Ceregnano originario della Romania), ed è successo con l’emergenza in Ucraina: gli ortodossi fanno scudo e fanno squadra in Polesine e oltre i confini della provincia, dimostrando grande solidarietà nel momento del bisogno. “La nostra è una comunità molto coesa, 4.500 fedeli che si danno una mano quando possono. Io sono stato nominato proprio per coprire l’intero territorio, stiamo celebrando anche ad Adria. Abbiamo avuto celebrazioni a Badia Polesine e a Lendinara. Nel caso di Nicolae e di Elena ed Alina è molto probabile che loro facessero più facilmente riferimento a Ferrara”.

La chiesa ortodossa di Rovigo è lo specchio di quanto avviene in tutta la provincia, tante famiglie che arrivano qui per cercare lavoro e spesso qui rimangono. E’ lo specchio di una immigrazione che qui cerca di radicarsi. “Ogni domenica a Rovigo in viale della Scienza abbiamo una presenza in media di un centinaio di persone e anche di più. Durante le feste più grandi il numero aumenta. Spesso arrivano anche da Porto Viro o da Taglio di Po, noi stessi cerchiamo di arrivare ovunque per far sentire la presenza. Prima che aprissero a Monselice, arrivavano anche dalla Bassa Padovana o da Santa Margherita d’Adige. Riceviamo fedeli da tutta la provincia di Rovigo, ma non solo, anche come dicevo, provincia di Padova”.

Quattromilacinquecento anime che hanno anche delle esigenze rispetto al territorio, delle urgenze? “Dal punto di vista religioso sarebbe molto utile avere un luogo di celebrazione più dignitoso, perché noi al momento stiamo celebrando in un capannone che abbiamo adibito a chiesa. Abbiamo fatto richiesta al Comune e alla Diocesi di Adria e Rovigo. Purtroppo finora non siamo riusciti a trovare uno spazio più adeguato, nessun terreno per costruire la nostra chiesa. Però diciamo che da oltre 12 anni siamo in questo sito che è conosciuto e riconosciuto come chiesa. Dal punto di vista sociale noi aiutiamo i nostri fedeli e ringraziando Dio, cerchiamo di collaborare anche con il comune nell'ambito del lavoro, nell'ambito anche della protezione sociale per quelli che ancora non sono stati integrati. Io sono anche cappellano volontario del carcere di Rovigo. Anche qui ho riscontrato un po' di problemi perché se prima della pandemia potevo entrare e dare un’assistenza spirituale anche ai detenuti, dopo la pandemia purtroppo è diventato più difficile accedere. Ma noi cerchiamo di esserci, di non lasciare solo nessuno”. Nemmeno, come nel caso di Alina, Elena Nicolae e la loro famiglia, nel momento più doloroso.

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