Cerca

CULTURA

I “Visitors” si prendono l’Edicò

L'esperimento antropologico dei due fotografi Mattia Zoppellaro e Alessandro Treves

I “Visitors” si prendono l’Edicò

Edicò, l’edicola come spazio d’arte, nata da un’idea delle storiche dell’arte Ilaria Parini e Elisa Giuliani solo due mesi fa nella dismessa edicola di San Rocco, si consolida come “hub artistico di incontro e socialità, vetrina per vari artisti”.

Ieri la presentazione del singolare progetto “Visitors” dei due fotografi Alessandro Treves e Mattia Zoppellaro, fondato su uno scambio di abitazione, che è poi diventato “uno scambio di tutto: quartiere (Alessandro a Giambellino, Mattia a Calvairate, ndr), routine, facce da incontrare, finestre da guardare, letti da rifare, armadi, abitudini…”, hanno spiegato gli stessi intervistati dall’architetto Filippo Paparella, moderatore dell’incontro.

Mattia Zoppellaro, originario di Lendinara, che oggi vive a Milano come il collega e amico Treves, conseguito il diploma scientifico, dopo un avvio al cortometraggio e la collaborazione con registi tra cui Mazzacurati, ha scoperto casualmente la fotografia e, frequentato lo Ied di Milano che gli ha aperto le porte di Fabrica, è diventato fotografo di molte star internazionali, soprattutto musicali (specie durante la parentesi a Londra).

Alessandro Treves, è arrivato a Milano da un piccolo paese montano del Piemonte a 18 anni per studiare farmacia ma, durante l’Erasmus a Oslo, ha iniziato a lavorare come assistente in un laboratorio fotografico. Quindi a Roma, grazie a una borsa di studio ha perfezionato la fotografia, mentre era assistente di Paolo Pellegrin. Oggi il suo studio ha sede a Milano, dove, dopo gli inizi nel reportage, si occupa di progetti editoriali, di moda e giornalismo.

I due fotografi hanno presentato le loro fotografie scattate in seguito al progetto “Visitors”, nato - hanno spiegato - per caso “in una serata tra amici durante una diretta di Champions e davanti a un bicchiere di nebbiolo”. Una scommessa perfettamente riuscita, che ha reso entusiasti entrambi e si è poi rivelata un “interessante esperimento antropologico”, ha sottolineato Paparella.

“Scambiarsi quartiere nella stessa città - ha detto Treves - nella periferia, dove c’è la parte più autentica di Milano, anche se le dinamiche stanno cambiando, verso un non luogo che annulla spazi di identità, ha permesso di esplorare più punti di vista”. “E’ stato un processo lungo durato un anno - ha aggiunto Zoppellaro - durante il quale ho usato la macchina fotografica per creare dei piccoli incontri, aprire porte, avvicinarmi alle persone, seguendo la traccia umana, che mi interessa molto più della natura”. Per entrambi, inseguendo l’autenticità dei soggetti ritratti con realismo.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400