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l’intervista

Manildo punta su “ascolto e volontà di cambiamento”

“Per il Polesine infrastrutture, investimenti su pesca, turismo, artigianato, difesa del suolo”

Manildo punta su “ascolto e volontà di cambiamento”

Giovanni Manildo

ROVIGO - Una campagna elettorale partita con largo anticipo, la volontà di costruire un’alternativa dopo tanti anni di governo del centrodestra, e un messaggio che mette al centro il tema dell’ascolto e della partecipazione. Giovanni Manildo, già sindaco di Treviso, è il candidato presidente del centrosinistra alle prossime elezioni regionali del Veneto. Intervistato ai microfoni di Delta Radio Manildo ha illustrato i punti principali del suo programma con una forte attenzione alla sanità pubblica, alle politiche sociali e alla coesione territoriale: infrastrutture, agricoltura, pesca e turismo sostenibile per il Polesine.

Giovanni Manildo, lei è stato il primo a candidarsi alla presidenza della Regione Veneto. Come sta portando avanti questa campagna elettorale e che idea si è fatto del Veneto in questi mesi?

“La sto portando avanti con l’ascolto, incontrando sempre più persone e interpretando una voglia diffusa di cambiamento. Dopo trent’anni di centrodestra e quindici anni di presidenza Zaia, la nostra ambizione è proporre un’alternanza fondata sulla partecipazione. Troppo spesso il Veneto è stato raccontato in modo autoreferenziale: noi vogliamo partire dai territori, dalle nuove fragilità e dalle nuove opportunità, per ridare fiducia ai cittadini e una visione di futuro alla nostra regione”.

Nel suo programma, articolato in ‘sette mosse’, la sanità occupa un posto centrale. Qual è la sua idea di sanità veneta?

“La sanità veneta è come il primo della classe che ha smesso di studiare: continua a prendere buoni voti, ma serve impegno costante. Dobbiamo riaffermare che la sanità pubblica è un diritto universale: no alla privatizzazione e al modello lombardo. Occorre un piano straordinario di assunzioni, valorizzare medici e operatori, investire nella medicina di prossimità e garantire una gestione efficiente delle case di comunità. Chiederemo che il 7% del Pil venga destinato alla spesa sanitaria: la sanità pubblica è il primo baluardo di un Veneto più giusto”.

Sanità e sociale spesso viaggiano insieme. Cosa prevede il suo programma per il welfare?

“Proponiamo la creazione di un assessorato alla partecipazione che coordini i soggetti sociali e mappi i nuovi bisogni, spesso invisibili. Vogliamo un patto tra Regione, Comuni e terzo settore per costruire comunità inclusive, senza lasciare indietro nessuno”.

Veniamo al Polesine. Qual è la sua idea di questo territorio e quali sono le priorità?

“Il Polesine è un territorio meraviglioso che va valorizzato. Le priorità sono le infrastrutture, ferrovie, transpolesana, e gli investimenti strutturali nella laguna e nella difesa del suolo. Il tema del granchio blu ha colpito duramente i pescatori, servono soluzioni strutturali, non bonus temporanei. E poi agricoltura, turismo lento, pesca e artigianato: sono settori che possono generare sviluppo se sostenuti da politiche mirate e sostenibili”.

Lo spopolamento è una delle grandi sfide del Polesine e del Veneto. Come si può invertire questa tendenza?

“Lavoro, servizi e qualità della vita. Proponiamo un 'contratto di ingresso' che integri di 500-600 euro i primi stipendi dei giovani, per aiutarli a restare qui. Vogliamo asili nido gratuiti per tutti, politiche per l’invecchiamento attivo e patti intergenerazionali”.

Nel suo programma c’è una proposta ambiziosa che vorrebbe realizzare in caso di elezione alla presidenza del Veneto?

“Il sistema ferroviario di metropolitana di superficie, per rendere più connesso il Veneto e le sue città, facilitare la mobilità sostenibile, è la precondizione per frenare lo spopolamento, aiutare studenti e lavoratori a rimanere nelle loro città anche se si devono spostare per raggiungere luoghi di lavoro e studio”.

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