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TUMORE AL SENO

Nuova arma contro le recidive

Colpire le cellule “dormienti” con farmaci già esistenti

Nuova nuova arma contro le recidive

Un approccio innovativo potrebbe cambiare la storia del carcinoma mammario, il tumore più diagnosticato al mondo con oltre 2,3 milioni di nuovi casi ogni anno. Un team della University of Pennsylvania, in uno studio pubblicato su Nature Medicine, ha dimostrato che colpire le cellule tumorali dormienti con farmaci già disponibili può ridurre il rischio di recidiva e migliorare la sopravvivenza.

In Italia, il cancro al seno resta la neoplasia più frequente tra le donne, con circa 57mila nuove diagnosi l’anno e una sopravvivenza a cinque anni che supera l’87%. Ma anche dopo le cure, molte pazienti convivono con l’incertezza del ritorno della malattia. Le cellule dormienti — residui invisibili ma vitali — possono riattivarsi dopo anni, riaccendendo il tumore.

Lo studio guidato dall’oncologa Angela DeMichele ha coinvolto 51 donne in remissione clinica, ma con tracce di cellule latenti nel midollo osseo. Le pazienti sono state trattate con idrossiclorochina, che blocca l’autofagia cellulare, e everolimus, un inibitore della proteina mTOR, responsabile della crescita e moltiplicazione delle cellule. Dopo 42 mesi, la sopravvivenza libera da recidiva ha raggiunto il 100% tra chi ha ricevuto entrambi i farmaci, contro il 91,7% e il 92,9% nei gruppi trattati singolarmente.

Pur con un numero limitato di partecipanti, i risultati aprono la strada a nuove strategie preventive, grazie a medicinali dal costo contenuto e già approvati. «Colpire le cellule dormienti riduce la malattia residua minima e migliora la sopravvivenza», spiegano i ricercatori.

Le cellule dormienti rappresentano una delle sfide più complesse dell’oncologia moderna. Si tratta di cellule che, dopo la terapia, restano quiescenti, invisibili ai farmaci e al sistema immunitario. Possono riattivarsi in seguito a stimoli ormonali o infiammatori. Studi recenti indicano che autofagia e via mTOR sono i due meccanismi chiave della loro sopravvivenza. Intervenire su questi processi, come nel caso della combinazione idrossiclorochina-everolimus, significa spegnere la rete che alimenta il risveglio tumorale.

Il carcinoma mammario resta il tumore più diffuso tra le donne: oltre 370mila nuovi casi ogni anno in Europa e quasi 900mila italiane che hanno vissuto o stanno vivendo la malattia. I progressi nella diagnosi precoce e nelle terapie mirate hanno trasformato il tumore al seno in un modello di ricerca avanzata, con protocolli sempre più personalizzati.

Secondo una revisione pubblicata nel 2025 su Biomedical Research and Therapy, la lotta alla dormienza segue tre direzioni: mantenere la quiescenza, risvegliare per colpire e eliminare le cellule dormienti. Lo studio americano si inserisce in quest’ultima linea, la più promettente per ottenere una guarigione stabile nel tempo.

«Finora ci siamo concentrati sulle cellule in crescita — scrivono gli autori — ma il vero bersaglio potrebbe essere ciò che resta silente». Se i risultati saranno confermati, la prevenzione delle recidive entrerà nei protocolli oncologici, trasformando il “dopo malattia” da semplice attesa a terapia attiva contro l’invisibile.

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