VOCE
Consumo di suolo
28.10.2025 - 06:20
Rallenta ma non si ferma il consumo di suolo: nel 2024 ci siamo giocati circa 47 campi da calcio
Una provincia che perde abitanti e imprese, senza nuovi insediamenti produttivi degni di nota. Eppure, nel corso del 2024 in Polesine sono stati consumati altri 33 ettari di terreno “vergine”, cementificando l’equivalente di circa 47 campi da calcio. Quasi 1,5 metri quadrati per ciascun abitante. Alla faccia dei proclami sul “consumo do suolo zero”. Certo molto meglio rispetto al 2023, quando erano stati ben 86,24 ettari.
E’ quello che emerge dall’ultima edizione del rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, realizzato dal Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, che coinvolge le Agenzie regionali per l’ambiente, quelle provinciali e l’Ispra, appena presentato a Roma, nel quale si fotografa cosa è accaduto al nostro paese nel corso del 2024.
E il dato nazionale è sconfortante: “I fenomeni di trasformazione del territorio agricolo e naturale in aree artificiali hanno riguardato 83,7 chilometri quadrati in un solo anno, il 15,6% in più del 2023. Il nostro Paese ha perso suolo al ritmo di 2,7 metri quadrati ogni secondo, 230mila al giorno. Una crescita delle superfici artificiali solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali, pari a poco più di 5 chilometri quadrati, un valore in calo rispetto a quello del 2023 e ancora del tutto insufficiente per raggiungere l’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo netto, che, negli ultimi dodici mesi, è risultato pari a 78,5 chilometri quadrati, il valore più alto degli ultimi 12 anni, con una crescita del suolo consumato a livello nazionale dello 0,37%. Oggi, le infrastrutture, gli edifici e le altre coperture artificiali occupano più di 21.500 chilometri quadrati, il 7,17% del territorio italiano. In Europa la media è del 4,4%. Al 2024, in 15 regioni è consumato oltre il 5% del territorio, con un massimo in Lombardia (12,22%), Veneto (11,86%) e Campania (10,61%).
E in Polesine? Ci sono luci e ombre. La prima luce è quella che arriva dai ben 13 comuni della provincia nei quali fra 2023 e 2024 non è stato “mangiato” altro terreno. I territori a consumo di suolo zero sono quelli di Bagnolo di Po, Bergantino, Canda, Ficarolo, Gaiba, Giacciano Con Baruchella, Papozze, Pettorazza Grimani, Pincara, Pontecchio Polesine, San Bellino, Stienta e Trecenta
Ma ci sono due esempi ancora più fulgidi, ovvero due Comuni nei quali il consumo di suolo ha un valore negativo, perché sono stari “recuperati” al loro uso naturale, suoli prima cementificati. Si tratta di Castelguglielmo, dove a fronte di 0 nella casella del suolo consumato c’è uno 0,85 nella casella degli ettari recuperati, e di Frassinelle Polesine che, a fronte di 0,26 ettari consumati, ne ha recuperati 1,33, con un bilancio “positivo”, cioè di consumo in negativo di -1,07 ettari.
Se questi sono gli esempi virtuosi, c’è chi ha consumato suolo anche per gli altri. La maglia nera spetta a Villamarzana, che ha sì recuperato 1,53 ettari prima cementificati, ma ne ha consumati ben 11,8, un terzo di tutto il totale provinciale, con un consumo “netto”, differenza fra nuovo edificato e recuperato, pari a 9,55 ettari. A seguire, c’è il capoluogo Rovigo che non ha recuperato nemmeno un millimetro quadrato, ma in compenso ha consumato altri 2,76 ettari. Un dato molto vicino a quello di Villadose, con 2,12 ettari consumati, mentre ai piedi del poco lusinghiero podio c’è Arquà Polesine con 1,78 ettari, seguita da Badia Polesine con 1,62, Porto Viro con 1,53 e Adria con 1,02.
E se si guarda al territorio complessivamente consumato nel corso degli anni, ovviamente in testa c’è Rovigo con 1.906,4 ettari, seguito da Adria con 974,5, Porto Tolle con 909,2 e Porto Viro con 881,5, più interessante è vedere l’incidenza del consumo totale di suolo sulla superficie complessiva del territorio comunale. E in questo caso in vetta al Polesine, davanti a Rovigo, che ne ha consumato il 17,6%, c’è Castelmassa con il 18,9%. In terza posizione Occhiobello con il 16,8%%, poi Badia con il 15,5%, Bosaro con il 14,47%, Villamarzana con il 12,8%, Bergantino 12,8%, Lusia con il 12,6% e Arquà Polesine con il 12,6%.
Tuttavia, se è vero che ci sono parecchie ombre sul consumo di suolo in Polesine, se si allarga lo sguardo al Veneto la situazione è ancora più sconfortante: ben 729,66 ettari consumati, e ancora manca molto delle strutture per le olimpiadi, con il ripristino di 74,68 ettari e quindi un incremento netto di 654,98 ettari. Con la quota di terreno regionale consumato nel tempo che raggiunge l’11,86% a fronte di una media nazionale dell’7,17%. Rovigo, con il suo 8,43% è penultimo dopo Belluno con il 2,85%, mentre in testa c’è Padova con il 18,65%, seguita da Treviso con il 16,64%, Venezia con il 14,10%, Verona con il 13,42% e Vicenza con il 12,56.
La prospettiva però cambia se si guarda al suolo consumato in rapporto alla popolazione. Perché in questo caso nessuno fa peggio di Rovigo con 673,86 metri quadrati consumati per abitante, seguita da Belluno con 517,50 e Treviso con 467,38. La media regionale è di 446,95 metri quadrati per abitante, mentre quella nazionale è di 365,8. Per quanto riguarda il suolo consumato fra 2023 e 2024, invece, svetta Verona con ben 208,77 ettari, seguita da Vicenza con 138,91 e Venezia con 120,05. E se si rapporta il nuovo suolo consumato agli abitanti, in testa c’è sempre Verona con 2,25 metri quadrati pro capite, al secondo posto Vicenza con 1,63, mentre Rovigo condivide la terza piazza insieme a Venezia con 1,44, a fronte di una media regionale di 1,50 e nazionale di 1,42 metri quadrati pro capite.
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