VOCE
il cold case del Polesine
28.10.2025 - 14:56
Va a processo un cittadino ceco, con la pesantissima accusa di omicidio volontario, aggravato dal fatto che sarebbe stato commesso al fine di rubare, in concorso con altre persone - una di sicuro, forse due - al momento non identificate. E' una svolta clamorosa, quella alla quale si è assistito in Tribunale a Rovigo, nella mattinata di oggi, martedì 28 ottobre. Dal punto di vista dell'accusa, infatti, è da ritenersi risolto l'omicidio dei Casoni, dal nome della spiaggia di Rosolina Mare ove sorgeva il chiosco, oggi demolito, che era un punto di riferimento, per spuntini, gelati e bevande, per bagnanti e turisti.
Qui, il 28 giugno del 1998, vennero ritrovate, al mattino, massacrate a sprangate Elisea Marcon e la figlia adottiva Cristina De Carli. La prima era senza vita, la seconda agonizzante: si spense poco dopo. Erano entrambe di Paese, nel Trevigiano, ma, per la stagione, si spostavano a Rosolina Mare per gestire il chiosco. Un delitto sconvolgente, del quale, per quasi tre decenni, si è parlato tra un alone di orrore e uno di mistero, sino a farlo assurgere a un'aurea quasi leggendaria. Nel corso degli anni, non sono mancate le voci su una possibile riapertura delle indagini. Nel 2020 pareva fosse stato identificato un possibile responsabile; una pista investigativa che, però, si è arenata.
Ma, alla fine, la svolta è arrivata. Un campione di Dna, infatti, prelevato da oggetti repertati sulla scena del crimine, ha consentito di procedere ad alcune comparazioni, che hanno dato esito positivo, individuando, appunto, un cittadino ceco, che all'epoca avrebbe lavorato al chiosco come aiutante. Su questo primo dato è poi stata costruita una importante architettura investigativa, da parte dell'esperto personale dei carabinieri, basata sia sui riscontri dell'epoca che su ulteriori riscontri, che hanno consentito di collocare il sospetto sulla scena del crimine in periodo e orario compatibili con il duplice omicidio.
L'idea degli investigatori è, insomma, chiara: l'uomo, assieme almeno a un altro complice, avrebbe cercato di rubare nel chiosco e, trovandosi di fronte madre e figlia, avrebbe reagito facendo un massacro. Poi, la fuga a bordo di una Fiat, trovata abbandonata all'epoca dai carabinieri. Una volta raccolti elementi sufficienti, la Procura, nel corso della nuova indagine, aveva chiesto anche la misura della custodia cautelare in carcere del sospettato, che si trovava già detenuto per altra causa nella Repubblica Ceca. Richiesta, però, rigettata dal giudice per le indagini preliminari, così che, nei giorni scorsi, decorsi i termini relativi all'altro procedimento penale, è tornato in libertà.
Nella mattinata di oggi, martedì 28 ottobre, l'udienza preliminare. A difendere l'imputato l'avvocato Pierluigi Rando del foro di Rovigo, mentre la parte civile era rappresentata, come detto, dall'avvocato Martino De Marchi. L'accusa è stata sostenuta dal procuratore Manuela Fasolato, nelle vesti di pubblico ministero. E' arrivato un rinvio a giudizio, di fronte alla Corte d'Assise di Rovigo. Significa che dovranno essere due giudici togati - ossia giudici di mestiere - e sei giudici popolari, ossia semplici cittadini che sono iscritti alle apposite liste, a vagliare la pesantissima accusa a carico del cittadino ceco.
Non è escluso, ora, che, dopo questo primo, importante risultato investigativo, nuovi accertamenti possano prendere corpo per individuare anche il complice, o i complici, dell'orrendo delitto. La ricostruzione degli investigatori prevederebbe, infatti, la presenza sulla scena del crimine di almeno un'altra persona, ma non è escluso che potrebbero essere due. Sicuramente, vi saranno ulteriori contatti tra investigatori, Procura e avvocato di parte civile, che, nel corso di questi lunghi anni, ha maturato una profonda conoscenza della vicenda, che potrebbe rivelarsi preziosa e determinante per chiudere del tutto il cerchio.
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