VOCE
BRACCIALETTO ELETTRONICO
29.10.2025 - 12:40
A Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona, Douglas Reis Pedroso ha ucciso la compagna Jessica Stapazzollo Custodio de Lima, nonostante il braccialetto elettronico imposto dal magistrato il 19 maggio. L’uomo, cittadino brasiliano, lo aveva rimosso e i carabinieri sono ancora alla sua ricerca. Jessica, intanto, non aveva con sé il dispositivo collegato al sistema d’allarme: lo aveva lasciato a casa della madre. Così, quando lui si è avvicinato, nessun segnale è partito.
I braccialetti elettronici, nati come strumenti salvavita, mostrano da tempo limiti evidenti. Funzionano solo dove c’è copertura di rete, la batteria ha un’autonomia ridotta e in alcune situazioni l’allarme non si attiva. Talvolta sono le stesse vittime a disattivarlo, spesso per stanchezza o per la convinzione, errata, di non essere più in pericolo. In teoria, se chi lo indossa tenta di manometterlo o si avvicina alla vittima oltre i 500 metri, deve scattare un allarme immediato alle centrali di carabinieri e polizia. Ma nella pratica, come dimostra il caso veronese, questo non sempre accade.
La fornitura dei dispositivi è affidata a Fastweb fino al 2026. Il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, ha segnalato che i braccialetti disponibili sono pochi e spesso non funzionano correttamente. Anche l’ex procuratore di Tivoli, Francesco Menditto, esperto di “Codice rosso”, conferma che in teoria, quando la cavigliera viene manomessa, dovrebbe scattare un “allarme rosso” con intervento immediato delle forze dell’ordine.
Menditto ricorda che prima della legge Roccella n.168 del 2023 l’uso del braccialetto era discrezionale, con appena 25 applicazioni mensili. Oggi, con l’obbligatorietà, se ne installano circa 600 al mese, ma il sistema di controllo è ancora fragile. Nonostante i miglioramenti tecnici, resta il limite principale: la dipendenza dal segnale radiomobile. In assenza di campo, nessuna tecnologia può supplire.
Secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in Italia sono 13 mila i braccialetti attivi, di cui 5.800 per stalking e 7.000 per monitoraggio. Nel caso di Jessica, tuttavia, il ricevitore lasciato a casa avrebbe comunque impedito la segnalazione anche se il dispositivo dell’uomo non fosse stato rimosso. Menditto sottolinea l’importanza della formazione delle vittime, soprattutto se straniere, per garantire che comprendano appieno il funzionamento del sistema.
La presidente dell’Ufficio Gip di Milano, Ezia Maccora, invita a riflettere anche sugli errori delle vittime. Molte, spiega, tornano sui propri passi pensando di poter cambiare il partner violento. Ma questa illusione può rivelarsi fatale. “La sola difesa è interrompere subito ogni rapporto al primo segnale di violenza, anche se solo verbale o psicologica”, ammonisce la magistrata.
Maccora affronta anche la radice culturale del problema: il patriarcato. “Non possiamo incolpare la donna per non essersi allontanata — spiega — ma dobbiamo riconoscere che uomini e donne crescono nello stesso sistema che educa al possesso e alla subordinazione. La violenza è l’estrema manifestazione di questo squilibrio.”
Infine, la magistrata richiama la responsabilità della giustizia: alcune sentenze, ancora oggi, contengono motivazioni intrise di pregiudizi. “Dire che un uomo ha agito per gelosia — afferma — non può mai essere un’attenuante. È necessario un cambiamento culturale profondo, anche nei tribunali, per estirpare i condizionamenti che ancora influenzano chi giudica.”
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