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LO STUDIO

Pendolarismo e case piccole riducono il riposo

Il sonno perduto delle città moderne: aumentano i disturbi del sonno

Pendolarismo e case piccole riducono il riposo

Un terzo della vita umana trascorre nel sonno, eppure tra il 30 e il 40 per cento degli adulti soffre di disturbi del riposo. In Giappone la situazione è ancora più allarmante: la durata media del sonno è la più bassa tra i paesi dell’Ocse, circa un’ora in meno rispetto alla media internazionale. Per molti cittadini tra i 40 e i 50 anni, dormire meno di sette ore a notte nei giorni lavorativi è ormai un’abitudine consolidata.

Nel vortice della vita urbana contemporanea, il sonno è la prima vittima del ritmo metropolitano. Traffico, inquinamento acustico e luminoso e spostamenti sempre più lunghi minano la qualità del riposo. Abitare in centro significa avere tutto a portata di mano, ma anche vivere in spazi ridotti e in ambienti spesso stressanti; chi sceglie la periferia gode di maggiore tranquillità, ma deve affrontare ore di pendolarismo. Trovare un equilibrio tra comodità e comfort è diventato uno dei dilemmi centrali della città moderna.

Un gruppo di ricercatori dell’Università pubblica di Osaka, guidato da Daisuke Matsushita, ha cercato di capire quanto la distanza casa-lavoro e le condizioni abitative influenzino il sonno dei residenti dell’area metropolitana di Tokyo. Secondo Matsushita, un’urbanistica più attenta a questo equilibrio potrebbe migliorare il benessere dei pendolari e ridurre le perdite economiche legate ai disturbi del sonno.

Lo studio, basato su un sondaggio condotto su 2.000 lavoratori tra i 40 e i 59 anni, ha analizzato 1.757 risposte valide, calcolando automaticamente i tempi di percorrenza e valutando i disturbi tramite due strumenti clinici: l’Athens Insomnia Scale (AIS) e l’Epworth Sleepiness Scale (ESS). I risultati rivelano che il 52 per cento degli intervistati soffre di insonnia e il 28 per cento accusa una forte sonnolenza diurna. Il rischio cresce sensibilmente per chi impiega più di 50 minuti nel tragitto quotidiano e per chi vive in abitazioni più piccole di 95 metri quadrati.

In sintesi, viaggi più lunghi e spazi più ristretti peggiorano la qualità del sonno, indipendentemente da fattori come età, reddito o livello di istruzione. Lo studio mostra che non è tanto la dimensione della casa o la distanza dal lavoro a incidere, quanto il bilanciamento tra i due aspetti: abitare più lontano può essere sostenibile se lo spazio domestico offre maggiore comfort, mentre sacrificare qualche metro quadrato è accettabile se i tempi di spostamento si riducono.

Le conseguenze di un riposo insufficiente non riguardano solo l’individuo. Dormire poco si traduce in minore produttività, aumento dei costi sanitari e maggior rischio di incidenti, un peso che grava sull’intera società. In un paese densamente popolato e fortemente dipendente dal pendolarismo come il Giappone, il problema assume dimensioni strutturali.

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