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Quando il cane soffre


Capire il disagio emotivo per costruire una relazione più serena e stabile

Quando il cane soffreQuando il cane soffre

A volte il rapporto con il proprio cane cambia forma. Il legame esclusivo tra umano e animale può incrinarsi quando entrano in gioco altre presenze: un nuovo animale, una persona, o semplicemente un’attenzione divisa. In quei momenti il cane può mostrarsi geloso, ansioso o stressato, esprimendo un disagio che va compreso, non punito.

La gelosia canina, secondo diversi studi, è un fenomeno reale. Molti cani reagiscono quando il proprietario dedica attenzioni a qualcun altro, anche a un oggetto che sembri un “rivale”. Si frappongono, abbaiano o cercano di attirare l’attenzione. Non è un’emozione identica a quella umana, ma il meccanismo di fondo è simile: la paura di perdere un legame affettivo.

Queste reazioni non nascono dal nulla. Possono derivare da insicurezza, da un cambiamento improvviso nella routine o dall’arrivo di un nuovo membro nella famiglia. Un cane abituato a essere al centro dell’attenzione può sentirsi escluso, e la sua risposta è un tentativo di recuperare equilibrio. La soluzione passa per comprensione e costanza: creare momenti dedicati solo a lui, mantenere routine stabili e coinvolgerlo quando ci sono altre interazioni. Punire peggiora la situazione, alimentando la sua incertezza.

Anche lo stress gioca un ruolo importante. È una risposta a stimoli eccessivi o a cambiamenti che il cane non riesce a controllare. Si manifesta con comportamenti anomali: abbaio continuo, distruzione di oggetti, iperattività o apatia. In questi casi, serve ridurre i fattori scatenanti e ristabilire un ambiente prevedibile, fatto di pause, giochi adeguati e calma. Un cane sereno è un cane che sa cosa aspettarsi.

Diversa ma connessa è l’ansia da separazione, una delle forme più comuni di disagio canino. Il cane vive la lontananza dal proprietario come un abbandono: ulula, distrugge, tenta la fuga. È un disturbo che nasce da un legame eccessivamente dipendente, da traumi o da mancanza di abituazione alla solitudine. L’intervento efficace prevede una rieducazione graduale: assenze brevi, giochi che stimolino la mente durante la solitudine, saluti tranquilli e ambienti rassicuranti. Nei casi più gravi è indispensabile l’aiuto di un esperto comportamentista.

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