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Isolina chiude gli occhi a 104 anni

Una vita di lavoro, impegno, affetti

Isolina chiude gli occhi a 104 anni

Si è spenta serenamente mercoledì sera Adele Trombini, per tutti Isolina, a pochi giorni dal suo 105esimo compleanno, che avrebbe festeggiato il 4 novembre.

Accanto a lei, come sempre, c’era l’amore: la figlia Monica, con cui stava chiacchierando e sorridendo fino all’ultimo respiro. Un addio dolce, come la vita che ha vissuto, fatta di sacrificio, di grandi sorrisi e di una forza silenziosa che ha attraversato più di un secolo di storia. Isolina era una vera gavellese doc. Aveva cominciato a lavorare a soli otto anni, nei campi, raccogliendo canapa e barbabietole insieme alla sorella. A quattordici anni conobbe Folco Bertaglia, detto “Vitturin”, il ragazzo del paese che da subito le disse di volerla sposare. E così fu: a ventidue anni si unirono in matrimonio, iniziando insieme un lungo cammino fatto di amore, lavoro e dedizione. T

ra i quattordici e i vent’anni, Isolina si spostava stagionalmente nel Vercellese, dove lavorava nelle risaie e nelle filature, sempre accompagnata dal suo Vitturin. Poi il ritorno a Gavello, l’apertura dell’attività di calzolaio del marito e la seconda guerra mondiale, che li mise nuovamente alla prova: Vitturin rimase via quattro anni, due dei quali da prigioniero a Vienna. Durante quegli anni difficili nacque però la loro prima figlia, Donata. Al suo ritorno vide la luce Flavio, ma la serenità fu presto spezzata dall’alluvione che portò via tutto: gli attrezzi, il lavoro, la certezza del domani. Eppure, insieme, si rialzarono ancora. Gestirono per alcuni anni un locale, il “Dopo lavoro”, e poi si reinventarono macellai, aprendo una macelleria che portarono avanti fino alla pensione. In quegli anni nacque anche Monica, la terzogenita.

Piano piano riuscirono a costruire un mondo fatto di casa, lavoro e tanto affetto. Una volta in pensione, Isolina e Vitturin non smisero mai di darsi da fare. Isolina fu tra i fondatori del Centro Anziani di Gavello, dove ha lavorato per oltre 35 anni, fino a più di novant’anni, organizzando pranzi, gite e momenti di comunità, sempre affiancata dal suo inseparabile Vitturin. Insieme hanno festeggiato 70 anni di matrimonio, un traguardo di amore e dedizione, sempre l’uno accanto all’altra. Sono riusciti a costruirsi una bella casa e a concedersi anche qualche viaggio, godendosi con serenità gli anni più tranquilli della vita. Dopo la scomparsa del marito, sette anni fa, Isolina ha continuato a essere il cuore della famiglia, che oggi conta tre figli, cinque nipoti, due pronipoti e sette bisnipoti.

Nelle feste, tutta la famiglia si è sempre ritrovata nella casa costruita con tanti sacrifici, quella con il salone grande che Isolina - affettuosamente chiamata da figli e nipoti “Regina Madre” - aveva voluto proprio per ospitare tutti. “Cucinava per tutti – racconta la figlia Monica – e riusciva sempre a farlo con il sorriso. Era di buonumore ogni giorno. Il suo sorriso è la prima cosa bella a cui penso. È anche l’ultima cosa che mi ha regalato”. Un sorriso che resterà per sempre nella memoria di chi l’ha conosciuta: simbolo di una vita lunga, piena e generosa. Una donna che ha attraversato guerre, alluvioni, fatiche e rinascite, lasciando dietro di sé l’eredità più preziosa: l’amore per la famiglia, la dignità del lavoro e la gioia semplice delle cose buone. L’ultimo saluto ad Isolina Trombini Bertaglia sarà lunedì 3 novembre alle 15, nella chiesa di Gavello.

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