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"Poteva essere salvata"

Ennesimo femminicidio, parla la sorella di Jessica

Si strappa il braccialetto elettronico e la uccide a coltellate

"Jessica poteva essere salvata. Le denunce c’erano, si doveva fare di più. Douglas andava fermato prima". Con queste parole, Laiza Stappazzollo, sorella di Jessica Stappazzollo Custodio de Lima, uccisa a coltellate a Castelnuovo del Garda (Verona), ha espresso la sua rabbia e il suo dolore in un’intervista a Repubblica. La donna punta il dito contro le istituzioni e racconta una storia di violenze ripetute, note alle forze dell’ordine.

"Douglas la picchiava di continuo e quasi sempre intervenivano i carabinieri. Loro hanno visto come la riduceva ogni volta. Ho sempre pensato che dovessero arrestarlo, ma non è mai successo", afferma Laiza, che descrive anni di abusi fisici e psicologici subiti dalla sorella da parte di Douglas Reis Pedroso, l’ex compagno brasiliano ora accusato di omicidio.

Secondo quanto raccontato, le denunce non mancavano, ma spesso venivano ritirate dalla stessa Jessica. "Ci è stato detto che senza la denuncia di mia sorella le nostre non servivano. Lei le faceva e poi le ritirava perché era completamente plagiata e perché lui minacciava di morte sia lei che la nostra famiglia". Le minacce, prosegue Laiza, erano continue: "Le diceva che doveva fare quello che voleva lui, altrimenti avrebbe ammazzato i suoi figli e tutta la nostra famiglia".

Tra gli episodi più gravi, una tentata violenza sessuale avvenuta il 28 dicembre 2024, che Laiza stessa denunciò. "Era ubriaco e aveva preso della droga. Ha cercato di mettermi le mani addosso. Quando sono arrivati i carabinieri stava picchiando Jessica davanti alla bambina. Una scena terribile", racconta. Dopo quell’episodio, decise di trasferirsi in Germania per allontanarsi da quell’ambiente. "Lui è un animale – dice – la picchiava se usciva, se andava a lavorare, se parlava con noi".

Nelle chat tra Jessica e Douglas, oggi al vaglio degli investigatori, emergono anni di violenze e sopraffazioni. "Sono tutta ferita per colpa tua, non riesco a deglutire, sono piena di ematomi", scriveva la donna. E lui rispondeva: "Guarda, non è facile gestirti".

L’ultima telefonata tra le due sorelle risalirebbe a dicembre, poi solo messaggi. "Lunedì mia madre mi ha chiamata per dirmi che i carabinieri avevano trovato Jessica morta. Mi sono messa in macchina e sono corsa qui", racconta Laiza.

Secondo la sorella, Jessica aveva nascosto il dispositivo di emergenza collegato al braccialetto elettronico del compagno, nella casa della madre a Ponti sul Mincio. "Immagino sia stato lui a convincerla a farlo, per evitare che si scoprisse che era tornato a vivere con lei. Non può esserci altra spiegazione".

Un dettaglio, quest’ultimo, che ora è al centro delle indagini dei carabinieri e della procura di Verona, chiamati a chiarire se il femminicidio di Jessica Stappazzollo potesse essere evitato.

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