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veneto
31.10.2025 - 08:03
 
									Un finestrino infranto, il lato sinistro della corriera adagiata nel fossato e una scena di paura e concitazione. È da quel varco che mercoledì mattina sono usciti i primi dieci dei cinquanta studenti coinvolti nel grave incidente di Piavon di Oderzo, in cui ha perso la vita Germano De Luca, 85 anni, di Fregona.
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A raccontare quei minuti concitati è Sandro Gressani, bancario di Caorle, tra i primi a intervenire subito dopo lo schianto. "Eravamo in quattro fuori dal bus e abbiamo spaccato il vetro con un sasso – spiega – poi abbiamo evitato un principio d’incendio in attesa dei soccorsi. Se racconto quanto accaduto, è solo per chiedere che i tre giovani immigrati che erano con me vengano rintracciati e premiati: se lo meritano".
Gressani stava andando al lavoro quando ha visto il fumo alzarsi dal luogo dell’incidente. "Ero circa 150 metri dietro il pullman, non ho visto l’impatto, ma appena arrivato mi sono fermato. Il Suv era finito fuori strada e per il conducente purtroppo non c’era più nulla da fare. Sul lato opposto c’erano tre ragazzi di colore che stavano aiutando gli studenti intrappolati".
Insieme hanno rotto il finestrino per consentire ai passeggeri di uscire. "Le schegge cadevano ovunque – racconta – così ho tolto il giubbotto e l’ho messo sul telaio per evitare che i ragazzi si ferissero. Ne sono usciti una decina, alcuni in lacrime, in evidente stato di choc. Poco dopo, nonostante la botta, l’autista Angelo Lupoli è riuscito ad aprire la botola sul tetto e a far uscire gli altri studenti".
Mentre i soccorsi stavano arrivando, un’altra emergenza ha richiesto prontezza. "Il serbatoio si era spaccato e il carburante usciva copioso. Temendo un incendio, abbiamo preso un estintore da un furgone di operai e lo abbiamo svuotato sul gasolio per mettere in sicurezza la zona".
Nella confusione del momento, Gressani non ha potuto chiedere i nomi dei tre soccorritori. "Parlavano perfettamente italiano, credo fossero centrafricani. Poi, con l’arrivo di elisoccorso, ambulanze, polizia e carabinieri, li ho persi di vista".
L’uomo auspica che venga riconosciuto pubblicamente il loro gesto. "Sono stati i primi ad aiutare, senza esitazione. In un periodo in cui spesso si parla degli stranieri solo in termini negativi, loro hanno dato un esempio di altruismo e coraggio. È anche grazie a loro se i genitori di quei ragazzi hanno potuto riabbracciare i propri figli".
Un gesto di solidarietà che, nel dramma dell’incidente, ha lasciato spazio a un segno di umanità. "Ho un figlio di quindici anni – conclude Gressani – e su quel bus poteva esserci anche lui. È un’immagine che non dimenticherò mai".
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