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Il delitto Matteotti nei giornali del ’24

Un esame di come la stampa di allora riportò la morte dello statista polesano e l’indignazione popolare

Il delitto Matteotti nei giornali del ’24

Un esame di come la stampa di allora riportò la morte dello statista polesano e l’indignazione popolare

Nel periodo immediatamente seguente il rapimento e l’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti, il potere di Mussolini, allora presidente del consiglio di un governo di coalizione, fu messo a dura prova anche per l’azione di una stampa che sarebbe rimasta libera ancora per poco e che dava voce all’indignazione popolare e alle critiche di un’opposizione che stava diventando sempre più vasta. Fu l’occasione per Benito Mussolini di emanare disposizioni legislative che in breve tempo avrebbero imbavagliato la stampa (luglio 1924), aumentando a dismisura i sequestri delle testate non allineate fino alla “proclamazione” della dittatura (gennaio 1925) e al varo delle leggi fascistissime (1926) che “regolavano” la professione giornalistica nel senso voluto dal regime.

Come la stampa dell’epoca trattò la figura di Giacomo Matteotti e la sua morte è l’argomento del sesto “Quaderno di Casa Matteotti”, curato e introdotto da Gianpaolo Romanato, edito da Cierre, e intitolato “Il delitto Matteotti nella stampa del tempo” con prefazione di Pier Luigi Bagatin e intervento del sindaco di Fratta Giuseppe Tasso. In tutto il mondo, la tragica vicenda di “martire della libertà” del deputato di Fratta Polesine ebbe un’eco enorme. Alla diffusa commozione si affiancarono le valutazioni politiche su quelle che sarebbe diventato il fascismo e sui valori negativi che sottintendeva. Il caso era molto di più di un fatto di cronaca. Crollavano gli equilibri democratici con l’assassinio di un rappresentante del popolo, la cui morte apparve come una sconfitta, ma le idee propugnate divennero in seguito patrimonio ideale di gran parte d’Italia, come scrisse il 29 giugno 1924 Ernesto Bonaiuti sul Mondo di Giovanni Amendola, altra vittima del fascismo: “Nell’immolazione del suo più vigile alfiere la democrazia italiana ha trovato forse la sua nuova iniziazione e la sua potente rinascita”.

Il mondo intero provò orrore per il rapimento opera di ‘mercenari’ che, dopo aver ucciso un parlamentare inerme, ne profanarono e dilaniarono il suo corpo in modo tanto efferato, come evidenziò il diplomatico croato Ivo Andric, poi premio Nobel per la letteratura. Il volume contiene cinque saggi, ognuno dei quali tocca un aspetto della vicenda. Annamaria Longhin evidenzia come la commozione suscitata dal “delitto di regime” abbia dato origine a manifestazioni e azioni di protesta con mobilitazione delle organizzazioni economiche. La stampa libera, al contrario di quella di regime, diede conto della partecipazione spontanea della gente. Le donne, che vivevano un momento di coinvolgimento “prepolitico”, rileva Liliana Gazzetta, esternarono la loro posizione sia con una lettura partecipativa e politica sul filone di Anna Kuliscioff, sia a livello emotivo con i sentimenti di pietà per i familiari e la vittima, nell’ambito del filone di ispirazione cattolica. Più forte, in quest’ultimo fronte, fu il giudizio di indignazione e condanna nei periodici polesani e diocesani, indagati da Adriano Mazzetti, in contrasto con la cautela e il distacco della Santa Sede e dei suoi giornali “Osservatore romano” e “Civiltà cattolica”.

L’eco del delitto Matteotti giunse anche in America Latina. Luigi Biondi ne descrive le reazioni e le rievocazioni avvenute anche negli anni successivi per Matteotti divenuto simbolo di libertà.

Maurizio Romanato evidenzia la ferocia antimatteottiana del Corriere del Polesine, il quotidiano diventato voce del fascismo, dove venne giustificato il delitto per la cui organizzazione erano state attivamente coinvolte personalità del fascismo come Giovanni Marinelli di Adria e Aldo Finzi di Badia. Fu proprio allo scopo di occultare l’ondata di sdegno per l’assassinio che il giornale locale minimizzò i fatti e omise di dar conto dei sentimenti popolari. Polemizzò con la stampa estera e nazionale, si scagliò contro gli scritti del liberale Piero Gobetti e con chi avrebbe potuto diventare alfiere di un’opposizione divisa tra parlamentaristi e aventiniani, fino all’attuazione della citata azione repressiva della libertà di espressione.

Il volume è arricchito di un’ampia documentazione fotografica con riproduzioni di giornali italiani e stranieri. La presentazione del libro avrà luogo martedì 25 novembre alle 17.30 nella sala di Palazzo Cezza, in piazza Vittorio Emanuele.

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