VOCE
VILLANOVA DEL GHEBBO
02.11.2025 - 09:25
Un menù ricercato dal punto di vista storico e messo in tavola dai ragazzi dell’Osteria della Gioia
VILLANOVA DEL GHEBBO - Il Cortile degli Olivetani ha festeggiato, all’osteria della Gioia di Villanova del Ghebbo, il 550esimo anniversario dell’arrivo degli olivetani a Rovigo.
Grazie alle ricerche archivistiche di Luisa Servadei, si è infatti venuti a conoscenza delle abitudini alimentari dei monaci, impostate a sobrietà ma anche ritmate dall’alternarsi delle stagioni e legate ai prodotti del territorio. Così è nata l’idea di un convivio di tipo storico-gastronomico che fosse il più possibile vicino a quello di qualche secolo fa nel monastero di San Bortolo: a renderlo possibili, lo staff dell’Osteria della Gioia che ha raccolto la sfida con entusiasmo ma anche con precise cognizioni storiche, che hanno consentito di mettere in tavola prodotti semplici, ma gustosi e appetitosi. Tra le pietanze funghi, cacio, zuppa, erbe di stagione, carne (ma rivisitata nella cottura), crema, frutta secca e amaro distillato proprio dai monaci di Monte Oliveto Maggiore.
La presidente dell’associazione Maura Bianco ha accolto come ospiti d’onore l’abate padre Christopher Michael John Zielinski della Comunità monastica di Lendinara, accompagnato dai monaci Giovanni Boldrin e Giovanni Paolo Cogo e il parroco di San Bortolo, don Andrea Varliero che menziona l’eredità di bellezza lasciata dagli Olivetani. L’abate ha ricordato come nella vita benedettina “sapori e saper” siano stati e siano ancora intrecciati, prove ne siano l’accurata e plurisecolare tradizione di studi erboristici e l’attuale , ma consolidata attività di apicoltura portata avanti dai monaci con sapienza e pazienza Ha ricordato anche l’attività di cucina delle monache e menzionato l’adagio “buona cucina, buona disciplina”. Successivamente ha riferito sui legami dell’ordine con Santa Caterina e sul fondatore degli Olivetani, Bernardo de’ Tolomei.
Nel corso della serata sono stati numerosi e qualificati gli interventi di tipo storico: Peretto Raffaele ha ricordato e mostrato reperti di ceramiche, suppellettili e stoviglie emersi dagli scavi per il restauro del monastero; Adriano Mazzetti ha sottolineato come dal 1588 sia documentata la coltivazione di “sorgo turco” a San Bortolo e l’attività vinicola; Andreina Milan, invece, si è soffermata sulla produzione della birra.
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