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PREZZI
03.11.2025 - 20:00
									Il governo punta a un gettito aggiuntivo di 1,5 miliardi di euro nel prossimo triennio attraverso un incremento delle accise sul tabacco. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha inserito il provvedimento tra le principali leve per finanziare la legge di bilancio 2026, con effetti diretti sui prezzi al consumo già dal prossimo anno. Secondo le stime, un pacchetto di sigarette costerà 14-15 centesimi in più nel 2026, incremento che colpirà anche tabacco trinciato, cigarillos e prodotti riscaldati.
La manovra, approvata dal Consiglio dei ministri e ora all’esame del Parlamento fino al 31 dicembre, prevede un aumento progressivo delle accise: 32 euro al chilo nel 2026, 35,50 euro nel 2027 e 38,50 euro nel 2028. Per i consumatori questo si tradurrà in rincari medi di 10-15 centesimi l’anno per le sigarette, con variazioni più marcate per altre categorie. Il tabacco trinciato salirà di circa 50 centesimi nel 2026 per una confezione da 30 grammi, con ulteriori incrementi fino a un totale di 80 centesimi entro il 2028. I cigarillos aumenteranno di 28 centesimi dal prossimo anno, per poi crescere di altri 10-11 centesimi nei due successivi. Per il tabacco riscaldato si prevedono aumenti di 12-13 centesimi nel 2026 e circa 10 centesimi negli anni successivi. Nessuna variazione per i sigari, mentre gli aumenti sulle sigarette elettroniche saranno più graduali.
La stretta fiscale italiana si inserisce nel quadro della futura riforma europea del settore. Bruxelles ha proposto la direttiva “Ted”, che prevede di alzare il livello minimo di tassazione sul tabacco nei Paesi membri. L’ipotesi è di introdurre un’imposta minima di 215 euro ogni mille sigarette, contro l’attuale sistema italiano che fissa 29,50 euro fissi ogni mille sigarette più una quota pari al 49,5% del prezzo di vendita. Per il tabacco trinciato, l’accisa italiana raggiungerà 169,50 euro al chilo nel 2028, mentre la direttiva punta a una soglia minima di 215 euro al chilo o al 62% del prezzo di vendita.
Anche se approvata nel 2025, la riforma concederebbe ai Paesi Ue tempo fino alla fine del 2027 per adeguarsi, con un periodo di transizione fino al 1° gennaio 2031, durante il quale gli aumenti sarebbero graduali.
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