VOCE
LA STORIA
03.11.2025 - 19:00
									Un giornalista racconta a Repubblica la sua versione della vicenda che ha coinvolto le attiviste Valeria Fonte, Benedetta Sabene e Carlotta Vagnoli, ora indagate dalla procura di Monza per presunto stalking. L’uomo sostiene di essere stato «giudicato colpevole senza processo» e afferma di aver vissuto una persecuzione che avrebbe travolto lui e la sua famiglia. «Hanno distrutto la mia vita, ho tentato il suicidio tre volte. Voglio concedere loro ciò che a me non è stato concesso: il diritto di difendersi», dichiara.
L’inchiesta ha origine il 15 marzo 2024, quando presenta denuncia. Al centro della vicenda ci sarebbe una relazione ufficiale con una donna, chiamata Federica per tutelarne la privacy, e una breve relazione parallela con Sabene. Quando Federica rimane incinta, il giornalista interrompe il rapporto extraconiugale. Le due donne, però, erano amiche e Federica scopre il tradimento. Nel clima successivo alla rottura, secondo quanto emerso da chat citate nella ricostruzione giornalistica, Federica avrebbe accusato l’uomo di comportamenti aggressivi e potenzialmente pericolosi.
La preoccupazione condivisa in un gruppo di attiviste porta alla definizione dell’uomo come un presunto “abuser” e, sempre secondo il racconto, a un progressivo isolamento dai contesti professionali e pubblici frequentati. L'uomo afferma di non aver potuto confrontarsi con le attiviste, e racconta che ogni tentativo di dialogo sarebbe stato respinto.
A.S. sostiene di aver vissuto mesi di grave fragilità psicologica, con tre tentativi di suicidio documentati, uno dei quali lo porta al ricovero in un ospedale romano. In quell’occasione, una chiamata anonima in questura — riconducibile, secondo la ricostruzione giornalistica, alla volontà di proteggere Federica — conduce la polizia nella stanza d'ospedale senza ulteriori conseguenze. Nelle settimane precedenti, Federica avrebbe subito un aborto spontaneo. L'uomo sostiene che lo stress generato dalla situazione possa aver contribuito alla tragedia, mentre nella ricostruzione delle attiviste la priorità sarebbe stata tutelare la sicurezza della donna. La vicenda resta ora al vaglio della magistratura, chiamata a stabilire se le accuse reciproche troveranno riscontro nelle indagini.
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