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LA STORIA

Rovigo-Dakar, avventura in Vespa

Deserto, temperature oltre i 50 gradi e “diluvi universali”. “Ho visto un mondo semplice”

Rovigo-Dakar, avventura in Vespa

Non si tratta semplicemente della storia di meraviglioso e avventuroso un viaggio ma, in qualche modo, anche di una promessa mantenuta e di una tenacia davvero fuori dal comune. Sette anni fa, il sogno di raggiungere e solcare l’Africa in sella a una Vespa si infrangeva quasi subito, a causa di un incidente in Marocco.

Quest’anno, Dario Vigo, un “indistruttibile” viaggiatore di Rovigo che negli anni, sempre in sella alla sua inseparabile Vespa ci ha abituati ad imprese davvero incredibili, ha finalmente potuto coronare il suo sogno. Dopo 29 giorni di viaggio, 10.500 chilometri macinati e ben cinque Stati attraversati - Francia, Spagna, Marocco, Mauritania e Senegal - Dario ha coronato la sua “missione”: la Rovigo-Dakar in Vespa. Un’avventura che l’ha portato dal Polesine fino al cuore dell’Africa, toccando due continenti.

La Vespa di Dario, sua inseparabile compagna di viaggio, si è rivelata più che affidabile, affrontando l’Odissea senza gravi problemi meccanici o fisici per il suo centauro. Un’impresa resa ancora più epica dalle condizioni climatiche estreme: “La cosa assurda è andare in Africa per patire il freddo! E chi se l’aspettava...” racconta lo stesso Dario.

Il viaggio è stato un susseguirsi di emozioni, ma anche di sfide termiche inaspettate. Vigo è passato da un’anomalia climatica ad Agadir, a temperature che toccavano i 56 gradi in centro città, fino a 48 gradi in strada viaggiando a 90 all’ora. Un caldo “che sembrava di essere in un forno ventilato”, così intenso da procurargli scottature a naso e guance.

Scendendo dal nord al sud del Marocco, Dario ha attraversato i panorami mozzafiato dei monti Atlas per poi ritrovarsi a Tan Tan, alle porte del deserto, nel Sahara Occidentale. L’ingresso in Mauritania, descritto come “un misto di inciviltà, deserto e un mondo di una semplicità unica”, ha segnato l’ultima tappa prima del traguardo. Il benvenuto in Senegal, dopo aver superato i 41 chilometri di “nulla” del Parco nazionale di Diama, è stato bagnato da un ironico “diluvio universale”. Un meritato contrasto dopo tanta sabbia e vento.

L’arrivo a Dakar, ai piedi dell’immensa statua al Rinascimento africano, è stato il momento della liberazione. “Tanta strada ed eccoci alla meta!”, racconta il viaggiatore, che per due giorni si è concesso una pausa da turista, immergendosi in cibi, usi e costumi locali, nonostante “i prezzi tutt’altro che economici” della capitale senegalese.

Durante il lungo percorso, affrontato rigorosamente in solitaria, Dario non è mai stato davvero solo. Ha incontrato viaggiatori italiani e stretto nuove amicizie internazionali, tutti uniti dalla stessa passione. Ha dovuto fare i conti con dogane chiuse ma, soprattutto, ha superato indenne la dogana di Rosso, tristemente nota come una delle più corrotte al mondo. “Sono risalito senza particolari problemi e con successo”, assicura.

Non sono mancati i “classici” piccoli guasti come una gomma distrutta, un cavo contachilometri e problemi all’Usb di servizio, ma nulla che abbia intaccato la prosecuzione del viaggio. La bandiera a Dakar non ha segnato la fine dell’avventura, ma solo la sua metà. A quel punto, Dario e la sua Vespa erano attesi da chilometri e chilometri di strada per rientrare in Italia.

Un’impresa, quella di Vigo, che si aggiunge ad altri memorabili viaggi nelle più disparate parti del mondo, sempre a bordo della sua Vespa. E ora, avendolo conosciuto, non resta che chiedersi quale sarà la prossima sfida che il viaggiatore polesano affronterà, rigorosamente a bordo del suo inseparabile “ferro”.

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