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il libro
05.11.2025 - 22:30
Quella volta che i poliziotti di Rovigo sfiorarono un nascondiglio di armi della rete Gladio. I contatti rodigini di un estremista coinvolto nella strage alla stazione di Bologna del 1980. I nuovi sviluppi della strage di piazza della loggia a Brescia. Sono alcune delle novità contenute nella ristampa di “Atti di piombo. Eversione e terrorismo a Rovigo 1969-1982”, il libro di Alberto Garbellini, edito da Rem Apogeo, che ripercorre fatti e personaggi degli anni di piombo e del terrorismo politico degli anni ’70 in Polesine. Il libro esce in libreria a tre anni e mezzo dalla prima stampa, in un’edizione aggiornata per completare il quadro di quanto avvenuto a Rovigo in un’epoca densa di violenza e misteri, e che ancora attende risposte su responsabilità e cause.
Le stragi La maggior parte delle pagine di “Atti di piombo” sono le stesse della prima edizione, ci sono però dei capitoli nuovi, capaci di ampliare conoscenze e intuizioni legate agli anni di piombo. Ad esempio il coinvolgimento della destra estrema del Veneto, con connessioni rodigine, nella strage di Bologna del 2 agosto 1980. Oppure le novità relative alla strage di piazza Della loggia di Brescia del 1974. Aspetti, in questi casi emersi nel corso di processi celebrati negli ultimi tre anni.
L’ombra di Gladio E poi la ricostruzione di un episodio del 1990 che coinvolge alcuni poliziotti della questura di Rovigo. Un episodio raccontato direttamente dai protagonisti di allora, e corroborato dai documenti ufficiali relativi al caso Gladio, la rete paramilitare organizzata in chiave Nato anche in Italia le cui attività e finalità non sono mai state del tutto chiarite. Quella volta alcuni poliziotti di Rovigo, guidati dall’allora capo della Digos Pietro Maravigna, arrivarono a sfiorare uno dei depositi di armi della rete Gladio e lo fecero grazie ad una serie di intuizioni.
Alla questura di Rovigo Tutto inizia quando alla questura di Rovigo - siamo nel novembre 1990, nei giorni in cui imperversa la polemica politica su Gladio, ma l’elenco dei nomi dei “gladiatori” non è ancora stato diffuso nella sua interezza - giunge un fonogramma da Roma in cui si chiedono accertamenti su una persona, Giuseppe Gambalunga, originario di Fratta Polesine? Il capo della Digos prende alla lettera quella richiesta e intraprende una vera e propria “avventura” che porterà lui e la sua squadra ad arrivare prima a Bolzano e poi fra i boschi innevati delle montagne attorno a Bressanone, dove arriveranno a sfiorare quello che probabilmente era un nascondiglio segreto della rete Gladio, uno dei “nasco” rimasti, il più delle volte, avvolti nel mistero circa finalità, effettiva esistenza e possibilità di accesso. Un’avventura poi stoppata, in modo quasi romanzesco e descritta nei dettagli nel libro, dagli stessi vertici della questura di Rovigo. Lasciando una serie di dubbi sul possibile, ma mai provato, insabbiamento di un’operazione che avrebbe potuto portare a un nascondiglio segreto di armi?
Il libro Nel libro “Atti di piombo” Garbellini, attuale direttore de La Voce di Rovigo, ripercorre i fatti degli anni ‘70 in Polesine. Personaggi e fatti avvenuti in Polesine nei cosiddetti Anni di piombo, dove eversione di estrema destra e di estrema sinistra misero in pericolo le istituzioni democratiche. Negli anni Settanta, la provincia di Rovigo fu attraversata da pulsioni eversive che sfociarono in attentati e in scontri fra estremismi e illusioni rivoluzionarie. C’è la destra neofascista: dalla nascita della cellula rodigina di Ordine Nuovo alle varie ipotesi di coinvolgimento nelle stragi che hanno insanguinato l'Italia. C’è la sinistra extraparlamentare: dai legami con Autonomia operaia alle azioni compiute nelle cosiddette Notti dei fuochi e alla pratica della violenza diffusa. Ci sono le bombe alla questura di Rovigo, alle sedi di partito, l'assalto al carcere del 1982, ma anche i legami polesani - mai completamente chiariti - con le stragi di piazza della Loggia a Brescia (1974) e alla stazione di Bologna (1980). E poi la storia dei fratelli Sivieri, partiti proprio da Castelmassa per entrare nelle Brigate Rosse. Un viaggio, di oltre 240 pagine che porta alla luce fatti ed avvenimenti spesso sconosciuti o sottovalutati.
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