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Il biogas non si farà

La ditta si ritira

Il biogas non si farà

Stop al progetto della centrale a biometano in via Vegri a Campomarzo. La notizia arriva dal sindaco di Lendinara, Francesca Zeggio, che d'intesa con il vice sindaco di Badia Polesine Stefano Segantin e Davide Bernardinello, presidente della seconda commissione consiliare di Lendinara, informa i cittadini: “La ditta che aveva presentato il progetto alla regione Veneto di biometano in zona Campomarzo non intende proseguire l'iter non volendo integrare rispetto alle richieste fatte e quindi ritira il progetto”.

La regione Veneto aveva ricevuto comunicazione dal Comune di Lendinara di quanto verbalizzato il 30 settembre negli uffici comunali, all'incontro preliminare con i tecnici, e con il Tavolo ambientale poi convocato lunedì 19 ottobre.

“L'amministrazione comunale - commenta Zeggio - opera per atti e non con parole che gridano ma non risolvono i problemi, e come anticipato attraverso il video pubblicato nei giorni scorsi, durante la Consulta di Barbuglio, Saguedo e Campomarzo e con il dialogo aperto con la ditta proponente, si è concretizzato quanto già sostenuto. Come sindaco ringrazio il lavoro proficuo avviato attraverso le amministrazioni comunali che certo non bloccano questi progetti in futuro ma sicuramente limitano quelli con forte criticità che ricadrebbero sul nostro territorio. Un sindaco che ama la propria città e che non è certo in campagna elettorale lavora sul territorio sempre”.

“Dall’incontro tecnico sul progetto per la realizzazione di un impianto di biometano tra Lendinara e Badia Polesine emergono forti perplessità”.

A dirlo era stato proprio Davide Bernardinello, che ha raccolto le criticità inviate poi alla Regione. “Viabilità, rischio idraulico e impatto ambientale sono i principali nodi che mettono in discussione la sostenibilità dell’intervento. Le strade previste per il transito dei mezzi pesanti risultano troppo strette e con un sottofondo non adatto a sopportare il traffico di camion e autocisterne dal peso con portate fino a 63 tonnellate. A preoccupare è anche il ponte sul canale Ceresolo, in località Villafora, vincolato dalla Soprintendenza e con portata limitata a 7,5 tonnellate”.

Nella relazione di progetto di parlava infatti di una media di 21 mezzi pesanti al giorno. Ad allarmare sono state anche le sostanze utilizzate per alimentare l’impianto, come la glicerina, insilati agricoli, liquami e letame di bovino, pollina, enormi quantità di biomasse per un totale di oltre 55mila tonnellate all’anno. “Sul fronte agricolo – aveva aggiunto Bernardinello -, per la produzione di triticale, mais e sorgo, si stima la necessità di terreno agricolo da coltivare fino a 3 mila ettari. Una scelta che, secondo diversi tecnici, contrasta con i principi di sostenibilità, perché sottrae superfici alla produzione di prodotti alimentari e aumenta i trasporti su gomma. Non meno rilevante il tema del rischio idraulico. L’area di progetto è adiacente ad una zona poco a monte già colpita da allagamenti nel 2024, con una falda freatica superficiale a poco più di un metro dal piano campagna, con terreni sabbiosi che facilitano l’espansione verso valle di eventuali sversamenti imprevisti di sostanze inquinanti. Il Consorzio di Bonifica Adige Po sarà chiamato a valutare le criticità idrauliche del sito, anche in relazione alla tombinatura prevista per alcuni tratti dei canali di scolo”.

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