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L’EVENTO

“Nei loro sguardi vedo Giulia”

Presenti all’incontro 600 ragazzi dei trienni del Celio Roccati

“Nei loro sguardi vedo Giulia”

“Nei loro sguardi vedo Giulia”: non volava una mosca quando Gino Cecchettin ha preso la parola, ieri mattina al Censer, durante “Diamo voce al Rispetto”, la mattinata del liceo Celio-Roccati dedicata alla sensibilizzazione in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. L’evento, promosso dall’associazione Blu Soccorso di Lusia, con l’associazione Penelope Italia, la relativa sezione regionale e la fondazione “Giulia Cecchettin ETS”, ha portato in campo i diretti protagonisti, vite colpite ma non spezzate, presenze vive che continuano a dare voce a coloro che purtroppo se l’hanno vista portare via troppo, troppo spesso. “È proprio l’occasione per far riflettere i nostri ragazzi sul tema del rispetto reciproco e della cura” ha annotato la dirigente scolastica, Anna Maria Pastorelli, all’incipit del primo turno della mattina. “Contando tutte e due le tornate di classi, con oggi coinvolgiamo circa 650 alunni. Mi piace sottolineare che non c’è solo il momento dell’ascolto, ma ci sono anche dei contributi interessanti dei nostri studenti del liceo artistico e delle scienze umane che hanno affrontato anche dal punto di vista storico e culturale questi aspetti”. Tante le sfaccettature di un problema, quello della violenza, che nasce da una grammatica non ben decifrata dei propri sentimenti: è così che Gino Cecchettin ha voluto rispondere alle domande dei ragazzi: “Mia figlia la rivedo nel vostro modo di essere. Bisogna provare le emozioni: la vita va vissuta nonostante tutto, nonostante il dolore e le difficoltà, superando i problemi, occorre credere in una vita che merita di essere vissuta. È sacra e quindi dovremmo onorarla nel miglior modo possibile”. Un mezzo, ha continuato: “Che permette di fare della nostra vita un capolavoro”.

Ad intervallarlo, gli interventi di Nicodemo Gentile, avvocato penalista e cassazionista, già noto per l’assiduo impegno nelle vicende di rilevanza nazionale, tra questi, i casi Meredith Kercher, Sarah Scazzi, Roberta Ragusa e Liliana Resinovich. “Il problema ha radici antiche, è radicato in questa difficoltà a riconoscere le emozioni, a saperle gestire. Noi stiamo cercando di fare tutto il possibile per informare sul bisogno di prevenzione portando tutta una serie di storie che sono purtroppo drammatiche, ma vere. Devono essere ripercorse perché c’è bisogno di conoscere”. Dopo i lavori degli studenti, Cecchettin ha aggiunto, parlando della sensibilizzazione: “È aumentata tantissimo, non so se dopo la vicenda di Giulia o di tutti i femminicidi che sono venuti dopo. Noi come fondazione parliamo per tutte le vittime di violenza, vorremmo portare questo come messaggio e far sì che ciascuno possa fare la sua parte nel piccolo, solo così si potrà fare veramente la differenza”.

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