VOCE
gruppo alpini
07.11.2025 - 08:00
Sessantadue anni dopo la tragedia del Vajont, il ricordo si rinnova nella voce di chi è sopravvissuto. Alla sala della Gran Guardia di piazza Vittorio Emanuele, gli Alpini di Rovigo e Padova, con il sostegno del Comune, hanno organizzato un incontro dedicato alle scuole per tramandare la memoria di quella notte del 9 ottobre 1963 in cui la frana del monte Toc e l’acqua “esplosa” dall’invaso del Vajont distrussero Longarone e i paesi del fondovalle. Protagonista della mattinata, Giuseppe Vazza, 93 anni, uno dei sopravvissuti di quel giorno.
All’epoca viveva a Codissago, uno dei paesi travolti dall’onda. Quella notte perse 14 familiari, tra cui la madre, mai più ritrovata. “Il Vajont è stata una vergogna nazionale - ha raccontato -. Per anni hanno cercato di farci tacere, di cancellare tutto. Ai sopravvissuti offrirono un risarcimento minimo, quasi offensivo, per comprare il silenzio. Per la morte di mia madre mi offrirono 400mila lire, il valore di due vacche da macello. Così valeva una vita allora”. Vazza, che all’epoca gestiva una macelleria e riforniva le mense degli operai impegnati nella costruzione della diga, conosceva bene quel mondo e i segnali di pericolo che il Monte Toc stava già dando. “Si vedeva che qualcosa non andava - ha ricordato - La gente del posto lo diceva da tempo, ma nessuno ascoltava. ‘Toc’, in dialetto, significa ‘marcio’. E poi è successo quello che tutti temevano”.
La sua voce, colma di dolore e dignità, ha catturato l’attenzione degli studenti. “Oggi ho parlato a due scolaresche - ha spiegato - e ho visto nei loro occhi attenzione e rispetto. I ragazzi capiscono, ascoltano. È per loro che continuo a raccontare, perché solo conoscendo il passato si può evitare che tragedie simili si ripetano”.
Accanto a lui, Guido Siviero, alpino della brigata Cadore, ha portato la testimonianza dei soccorsi in quelle ore drammatiche. “Gli alpini - ha ricordato il capogruppo Fabio Pilotto - furono tra i primi ad arrivare. Oggi vogliamo trasmettere ai giovani il valore della memoria e della solidarietà, che è la nostra forza”.
Un incontro che ha trasformato il dolore in consapevolezza, ricordando a tutti che la memoria non appartiene al passato, ma è un dovere del presente.
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