VOCE
L’intervista al candidato
08.11.2025 - 09:00
Ambiente, sanità, lavoro, Zls, sviluppo economico, infrastrutture. Dina Merlo, candidata civica nella lista di Avs alle elezioni regionali del 23 e 24 novembre è un fiume in piena. I temi forti li mette tutti sul tavolo, un dopo l’altro.
Forte della sua esperienza di assessore all’ambiente nella precedente amministrazione di Rovigo e attuale consigliere comunale del Forum dei cittadini, come è maturata l’idea di candidarsi alle elezioni regionali?
“La mia candidatura non era affatto scontata come non era scontato che ci impegnassimo nella campagna per le regionali. E’ stata frutto di un ragionamento politico che parte sia dall’esigenza di portare avanti il lavoro impostato e realizzato con l’esperienza amministrativa di Rovigo, in diverse occasioni svolta in collaborazione con altri Comuni, come nel caso del programma Auro come anche la partita di ricostituzione del settore rifiuti e tutti i temi che hanno visto il capoluogo collaborare con gli altri Comuni dando uno spunto innovativo che voleva portare all’affermazione di una visione di territorio più in linea con i livelli di altri territori veneti. Non dobbiamo nasconderci che la provincia di Rovigo è rimasta indietro in questi anni per colpa e responsabilità di chi ha governato il Polesine in Regione”.
Mi sembra che il suo spirito sia molto battagliero. Qual è la principale battaglia che contraddistingue la sua corsa elettorale?
“Nell’ultimo periodo, dopo che ho terminato l’incarico di assessore, ho avuto un grosso impegno nella difesa del territorio da tutti gli insediamenti di impianti inquinanti che stanno arrivando nella nostra provincia. Ne sta arrivando uno per comune e, in qualche caso, anche più di uno, come nel caso di Rovigo. Questo mio impegno è collegato alla Regione che dà le autorizzazioni agli insediamenti e ha il compito di fare una pianificazione degli impianti energetici. Il fatto che arrivino tutti in Polesine non è un caso ma il frutto di un disegno preciso. Se noi vogliamo tutelare il territorio occorre una mobilitazione e l’impegno dei cittadini, che c’è ma non è più sufficiente. Infatti, occorre fermare sul nascere queste scelte e affermare che gli insediamenti vanno distribuiti in maniera equa in modo che il Polesine non sia più il luogo in cui si concentrano gli impianti inquinanti”.
Lei rappresenta la componente civica della lista Avs a sostegno del candidato presidente Giovanni Manildo. Perché avete scelto di correre sotto le insegne dei partiti?
“Siamo in un momento di svolta politica non solo perché non ci sarà più Luca Zaia ma un altro presidente. Questo ha dato a noi la responsabilità di impegnarci ad evitare da un lato che ci sia una deriva di destra molto forte e, dall’altro lato, la necessità di avere una rappresentanza di centrosinistra per Rovigo che negli ultimi anni non c’è stata. Quindi, di fronte all’ipotesi di presentarsi con una formazione civica che a livello provinciale avrebbe avuto un peso limitato e a livello regionale ancora meno, ci è sembrato più opportuno cercare un’aggregazione politica per concentrare le forze e avere una rappresentanza più forte”.
Poi, però, nella coalizione siete tutti insieme...
“Io rilevo che Manildo abbia una grande alleanza alle spalle, molto composita, che va da Rifondazione comunista ad Azione. Questo ha degli aspetti positivi, perché si spera che molti più cittadini andranno a votare, ma potrebbe esserci anche una dispersione”.
Abbiamo parlato di impianti energetici e difesa del territorio. Quali sono gli altri temi importanti per il Polesine e che porterà all’attenzione della Regione, in caso di elezione?
“Lo sviluppo. In questi ultimi 20 anni la Regione ha promosso investimenti molto rilevanti che sono andati tutti nelle province più forti. Sono rimasti fuori i territori di Rovigo e Belluno ma Belluno, poi, con le Olimpiadi invernali ha avuto il suo ritorno, chi è rimasto ai margini è stata la provincia di Rovigo. Questo lo vediamo nell’industria, nell’agricoltura e in altri settori. Personalmente porterò la mia esperienza, non solo quella amministrativa recente ma anche l’esperienza professionale di una vita in cui ho indagato e studiato settori come l’ambiente e l’agricoltura. Il mio grosso impegno è consentire a questo territorio di mettere a frutto le potenzialità in campo produttivo per realizzare uno sviluppo che consenta a questa agricoltura di mantenersi e qualificarsi affinché le sia riconosciuto il ruolo nella difesa idrogeologica e nel contrasto ai cambiamenti climatici”.
Quali altri nodi cruciali deve affrontare il Polesine nei prossimi anni?
“Il rischio trivellazioni sono un’altra grossa mina che andrà a creare problemi all’agricoltura polesana, altra cosa rimasta ferma è il parco del delta, un ambito che avrebbe avuto una potenzialità enorme sia dal punto di vista ambientale, turistico e agrituristico ma una gestione regionale frenata non ha consentito di poter collegare questa grossa risorsa ad uno sviluppo più generale. La sanità è l’esempio più eclatante del fallimento della gestione precedente. Anche le Zls tanto decantate e riprese come soluzione dei problemi, a Rovigo non hanno portato niente. Non abbiamo un sistema di trasporto ferroviario che consenta di collegarci a Verona, alla Lombardia o alla via del Brennero, quindi lo sviluppo logistico dovrà prevedere il rafforzamento delle rete ferroviaria per il trasporto merci. Inoltre, la gestione della zls non può essere demandata alla Regione ma deve tornare nelle mani degli amministratori locali. Solo così si vanno a creare delle misure e azioni tagliate sulle caratteristiche delle aziende locali”.
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