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SANITA'

Inganni negli aborti e negli impianti, guai per il centro di Pma

Sei indagati , ipotesi aborto ingannevole; quattro donne coinvolte

Il neonato ustionato è fuori pericolo!

Un errore di impianto, un aborto che la paziente non sapeva di stare subendo, procedure registrate ma mai eseguite: è il quadro inquietante che emerge dall’inchiesta sulla procreazione medicalmente assistita all’Ospedale del Delta di Lagosanto. Sei tra medici, responsabili e biotecnologi sono indagati dalla Procura di Bologna; l’Ausl ha disposto la chiusura del centro Pma e le pazienti sono state dirottate su altre strutture regionali. Sullo sfondo, quattro donne indicate come vittime, un software sequestrato e accuse pesanti tutte da verificare in sede giudiziaria.


Le indagini, coordinate dalla pm Barbara Cavallo, hanno portato la Guardia di Finanza a sequestrare il software di registrazione degli interventi del centro Pma. Proprio i tracciamenti informatici, secondo gli inquirenti, hanno fatto emergere discrepanze tra quanto dichiarato e quanto effettivamente eseguito. Al momento risultano indagati sei professionisti della struttura tra medici, responsabili e biotecnologi.

L’ipotesi di reato più grave è quella di procurato aborto in un caso. Si contestano inoltre false attestazioni cliniche per esami o impianti di embrioni mai eseguiti. A tutti e sei gli indagati i pm contestano anche l’omissione di atti d’ufficio per non aver effettuato i controlli di fertilizzazione il giorno successivo al prelievo degli ovociti, soprattutto nei venerdì e nei prefestivi. Si tratta, al momento, di contestazioni che dovranno essere vagliate in contraddittorio nelle sedi opportune.

Secondo quanto emerge dagli atti, le vittime sarebbero quattro: - in due casi, alle donne sarebbe stato detto che l’impianto embrionale era stato tentato quando, dai registri informatici, non risulterebbe alcuna esecuzione; - in un altro caso, una paziente sarebbe rimasta incinta con l’embrione di un’altra donna — verosimilmente per errore — ma sarebbe stata informata dai medici che la procedura era fallita, venendo quindi indirizzata a una “pulizia dell’utero” con un farmaco specifico. Di fatto, si sarebbe trattato di un aborto praticato a sua insaputa, dopo averle chiesto la firma sul consenso; - il quarto episodio riguarda un’ecografia che, sempre secondo l’accusa, non sarebbe mai stata eseguita nonostante la relativa attestazione.

L’Ulss ferrarese ha deciso la chiusura della struttura di fecondazione assistita dell’Ospedale del Delta. Le coppie e le donne in carico sono state prese in carico da altri centri regionali, per garantire continuità ai percorsi di cura. Il reparto non è nuovo alle cronache: in primavera il primario Andrea Gallinelli e l’ex responsabile di laboratorio Francesco Capodanno erano stati sospesi dall’Ausl a seguito di accuse di mobbing e sessismo in corsia.

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