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ECONOMIA

Troppi pensionati, pochi lavoratori

Siamo l’unica provincia del Veneto a saldo negativo, ma entro il 2029 sarà così ovunque

Troppi pensionati, pochi lavoratori

Pensionati battono lavoratori 101mila a 99mila: in Polesine, infatti, ci sono duemila persone in più (2.040 per la precisione) che percepiscono l’assegno dall’Inps rispetto a quante versano i contributi per alimentare quelle pensioni. Siamo l’unica provincia del Veneto con il saldo negativo, e il problema è evidente.

A sollevare la questione è la Cgia di Mestre, che nel suo ultimo report - diffuso ieri - analizza il rapporto tra pensionati e lavoratori a livello nazionale, e dunque sulla sostenibilità del modello previdenziale, e lancia l’allarme: secondo le previsioni, entro il 2029 nella nostra regione sono destinati a uscire dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età la bellezza di 291.200 addetti, portando dunque in territorio negativo il rapporto tra lavoratori e pensionati.

Ad oggi, infatti, in Veneto ci sono due milioni 230mila lavoratori a fronte di un milione 843mila pensionati. Chiaramente, spostando 291mila unità da una voce all’altra, cambiano i rapporti di forza. E se oggi i lavoratori sono 395mila più dei pensionati, nel 2029 questi ultimi 187mila più dei lavoratori. Restando alla situazione attuale: in tutte le province del Veneto gli occupati sono più dei pensionati, con la sola eccezione di Rovigo, che si trova già in quello scenario in cui il Veneto rischia di trovarsi tra quattro anni. In particolare, a Padova attualmente ci sono 445mila occupati e 345mila pensionati, con un saldo positivo di 99.804 unità (il quarto miglior rapporto a livello nazionale); segue Verona (quinta) con 434mila occupati e 335mila pensionati (la differenza, positiva, è di 99.955 unità).

Quindi Treviso (undicesima su scala nazionale) con 401mila lavoratori e 324mila pensionati (bilancio in positivo per 76mila persone); Vicenza (dodicesima) conta 389mila lavoratori e 322mila pensionati (la differenza è di 67mila unità); mentre Venezia (14esima) ha 368mila lavoratori e 316mila pensionati (52mila in più). Più staccata Belluno, che si colloca al 53esimo posto nazionale ma conta comunque 1.998 lavoratori in più rispetto al numero di pensionati (89.886 a 87.888). Chiude Rovigo, unica provincia veneta in territorio negativo, con 101.807 pensionati a fronte di 99.767 lavoratori.

E la Cgia avverte: “Ancorché il Veneto presenti un risultato positivo, il trend è destinato a peggiorare, a causa della interazione di tre fenomeni strettamente correlati fra di loro: la denatalità, il progressivo invecchiamento della popolazione e un tasso di occupazione che rimane inferiore alla media delle aree più sviluppate d’Europa. La combinazione di questi fattori ha ridotto progressivamente il numero dei contribuenti attivi e, conseguentemente, ingrossato la platea dei percettori di welfare”.

“Un problema - concludono dalla Cgia - che non riguarda solo l’Italia: purtroppo, attanaglia la gran parte dei principali paesi del mondo occidentale”. E di cui il Polesine, in qualche modo, è suo malgrado precursore.

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