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Accoglienza e inclusione sono di Casa

45 pasti al giorno, volontariato e il sostegno di Zucchero. Nel 2026 apre la sede di Runzi

Accoglienza e inclusione sono di Casa

Alla Casa di Abraham l’accoglienza è una campana che suona per tutti. E fra pochi mesi oltre alla sede di Grignano Polesine ne aprirà una nuova a Runzi.

Nel cuore del Polesine, in una struttura che un tempo ospitava la comunità Incontro di don Gelmini, oggi vive una realtà silenziosa ma potente: la Casa di Abraham. Non è un centro, non è un istituto, non è una struttura sanitaria. È una casa. E come ogni casa, ha una cucina che profuma di pranzo condiviso, un orto che cresce insieme alle persone, animali da accudire e una campana che scandisce i momenti della giornata. Ma soprattutto, ha una famiglia. Fondata nel 2012 da Susanna Carlesso e Dino Previato per seguire un ragazzo tossicodipendente, la Casa ha aperto le porte all’accoglienza nel 2014. Da allora, ha ospitato oltre cento persone, ciascuna con una storia diversa, spesso difficile, ma mai definitiva. Qui vivono insieme giovani, meno giovani e anziani. Alcuni sono ospiti fissi, circa una ventina. Altri arrivano per percorsi di “messa alla prova”, “lavori di pubblica utilità” o misure alternative alla detenzione, in collaborazione con l’Ufficio esecuzione penale esterna e nel solco della riforma Cartabia.

La Casa di Abraham non giudica. Accoglie. Chi ha commesso un errore, chi ha perso la strada, chi vive con un disagio mentale, chi non ha più una dimora. Ogni giorno, ognuno ha un compito. C’è chi si prende cura delle galline, delle oche, dei pony e delle capre, chi lavora nell’orto, chi pulisce, chi cucina, chi aiuta chi non ce la fa. Ogni gesto è parte di un equilibrio che si regge sulla responsabilità condivisa e sull’autogestione perché chi ha superato il proprio percorso diventa guida per chi arriva. La giornata è semplice e intensa. Al mattino ci si sveglia, si lavora, si prepara il pranzo - oltre 45 pasti ogni giorno - si riposa, si riprende, si cena. Poi un momento di svago: carte, giochi, televisione. E infine, il silenzio della notte. Tutto scandito dal suono della campana, come in una piccola comunità monastica laica, dove il tempo è cura.

Il sostegno arriva da volontari, da chi ha concluso il proprio percorso e ha scelto di restare, da donazioni e da iniziative di autofinanziamento, come pranzi e cene solidali. Tra le collaborazioni, spiccano quelle con Albachiara Rovigo, Downdadi, e il circo Busnelli, con cui è rimasto un legame speciale dopo la pandemia. Ogni dicembre, Zucchero Fornaciari invia una donazione di vestiti e beni di prima necessità, un gesto che racconta quanto la Casa sia diventata un punto di riferimento anche fuori dai confini locali.

Lo scorso luglio, Susanna Carlesso ha ricevuto un’onorificenza al Senato per il suo impegno nel volontariato. Un riconoscimento che non cambia la sostanza delle cose perché la Casa di Abraham resta una casa.

E nel 2026, aprirà una nuova sede a Runzi, frazione di Bagnolo di Po, sempre negli spazi della ex comunità di don Gelmini, per continuare ad offrire accoglienza, dignità e, soprattutto, nuove possibilità. In un mondo che spesso corre troppo, qui si cammina insieme. E ogni passo, anche il più incerto, alla Casa di Abraham trova una mano che lo accompagna.

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