VOCE
il caso
10.11.2025 - 06:46
“Sostenere imprenditoria femminile e straniera”, “trattenere i giovani e dare servizi alle famiglie”
In Polesine il futuro è già arrivato. E non è roseo. Con 101.807 pensionati contro 99.767 lavoratori attivi, Rovigo è l’unica provincia del Veneto dove chi riceve un assegno previdenziale supera chi versa i contributi. Un sorpasso silenzioso ma significativo, che accende i riflettori su un equilibrio sempre più fragile tra generazioni e sul rischio concreto di un sistema previdenziale non più sostenibile.
A lanciare l’allarme è la Cgia di Mestre, che nel suo ultimo report fotografa una situazione destinata a peggiorare. Entro il 2029, secondo le stime, il Veneto perderà oltre 291mila lavoratori per raggiunti limiti d’età, ribaltando il saldo oggi ancora positivo tra occupati e pensionati. Un trend che preoccupa non solo per le sue implicazioni economiche, ma anche per le ricadute sociali e demografiche. Nel cuore di questa trasformazione, il Polesine si conferma ancora una volta un laboratorio anticipatore delle dinamiche che potrebbero investire l’intera regione. Per cercare di capire quali strategie siano possibili per invertire la rotta e restituire slancio al mondo del lavoro, intervengono alcune associazioni e rappresentanze sindacali del territorio.
“I dati proposti sono conosciuti e sono dovuti ad un prolungamento delle aspettative di vita delle persone quindi un dato positivo - spiega Matteo Rettore direttore di Cna per le province di Padova e Rovigo - Per bilanciare è necessario aumentare il numero dei lavoratori attivi e già da qualche anno come Cna abbiamo avanzato alcune proposte. In primis trovare occupazione per i tanti inattivi che escono dal mercato del lavoro. In particolare, giovani e donne. Aumentare il tasso di occupazione femminile è centrale. Per questo come Cna siamo impegnati su più fronti a partire dalla promozione dell’imprenditorialità femminile. Per i giovani la Cna collabora con scuole e Its per favorire l'occupazione e la creazione di imprese giovanili nell'artigianato. Oggi fare l'artigiano offre grandi occasioni e soddisfazioni personali ed economiche. Infine - conclude Rettore - c'è la grande occasione dei lavoratori e imprenditori stranieri. È straniero più di 1 artigiano su 10 nella nostra provincia. Vanno creati corridoi professionali per chi vuole venire a lavorare in Italia e politiche di integrazione per chi già ci vive. Insomma, per ribaltare il dato proposto vanno trovate risorse per facilitare l'ingresso al lavoro e l'imprenditorialità di giovani, donne e stranieri”.
Anche Marco Campion, presidente di Confartigianato Polesine, interviene sulla questione. “Famiglie meno numerose, calo demografico, meno lavoratori. Da anni viene paventato un possibile scenario che vede uno squilibrio tra chi lavora e chi è in pensione, ma per la prima volta il Veneto registra una tendenza così netta in una sua provincia: Rovigo - spiega Campion - Fenomeno che vede il numero di persone anziane in età da pensione più alto di quante la pagano. Entro dieci anni quasi tutte le provincie venete registreranno situazioni simili a quelle già in atto a Rovigo. Tanto da arrivare a due pensionati per ogni lavoratore. Una situazione oggettivamente non gestibile per nessuna economia. In Veneto nel 1966 sono nati 79mila bambini, mentre nel 2022 abbiamo registrato 31 mila nascite. Non facciamo più figli, siamo passati da due figli per donna a 1,29 solo in Veneto. A questo aggiungiamo la drammatica fuga di cervelli, nel 2035 si stima che l’Italia perderà il 4,2% della popolazione e dovrà sostenere 3,6 milioni di over-65 in più rispetto ai livelli attuali. Con i giovani che scappano in cerca di lavoro in altre province, ma il numero dei pensionati ha superato con percentuali importanti i lavoratori attivi. Questo si traduce in un rischio per i servizi essenziali che presto potrebbero venire meno, diventerà infatti presto impossibile garantire il welfare, dagli ospedali alle scuole pubbliche. Non è la soluzione di tutti i problemi ma nel breve periodo si deve pensare a una gestione responsabile dei flussi migratori, una realtà capace di aiutare il nostro welfare, e per questo si chiede una regolamentazione molto attenta e provvedimenti di integrazione , una vera stavolta integrazione alle necessità del nostro paese”.
Servono “servizi per la prima infanzia, asili nido, per aiutare le donne a conciliare famiglia e lavoro. E un aiuto concreto a far rientrare o a trattenere la fuga dei cervelli che hanno investito reddito nel nostro paese e ora portano all’estero il valore ‘Italia’ solo perché più pagati. Noi come Confartigianato stiamo facendo politiche di welfare, supporto al territorio, crescita alla dimensione d’impresa e supporto alle aziende con modifiche alle leggi per le imprese. Per affrontare il calo demografico e la scarsità di lavoratori rispetto ai pensionati a Rovigo e provincia, le strategie principali si concentrano su incentivi alle nascite e all'occupazione, attrazione di lavoratori qualificati, valorizzazione del territorio e supporto alla popolazione anziana. È fondamentale agire su più fronti, dal supporto alle famiglie all'innovazione economica, per garantire la sostenibilità sociale ed economica del territorio nel lungo periodo”.
Sulla stessa linea Pieralberto Colombo, segretario generale Cgil Rovigo. “E’ un trend che segnaliamo già da qualche anno e, ancora una volta, in Polesine è un dato anche peggiore rispetto al resto del Veneto. E’ strettamente connesso a vari fattori. Il primo, ovviamente, la denatalità che da noi è un fattore particolarmente negativo. Bisogna tentare di invertire questa rotta perché è chiaro che diventa un problema non solo per il mercato del lavoro ma anche per far reggere un adeguato welfare e un adeguato sistema pubblico dei servizi nel nostro territorio che viene penalizzato, ovviamente, se ci sono più pensionati che lavoratori. Bisogna rendere il Polesine più attrattivo per tenere qui soprattutto i giovani e tentare di far venire persone da fuori, di qualsiasi nazionalità o anche da altri territori del Veneto limitrofi. Serve puntare su insediamenti che producono della buona occupazione su tutti gli aspetti professionale e, anche rispetto ai contratti applicati ai salari, serve fare qualcosa visto che siamo anche la provincia con il reddito medio da lavoro dipendente più basso del Veneto. Un elemento che a volte si sottovaluta è quello di creare le condizioni e le tipologie di lavoro che possano portare nel mercato del lavoro una percentuale più elevata di lavoro femminile. Questo consentirebbe di alzare anche quel rapporto”. Infine, servono “politiche che favoriscano anche il lavoro e l'insediamento di lavoratori stranieri. Il primo aspetto è uscire da logiche di approccio ideologico o peggio strumentale e ragionare in maniera molto concreta prevedendo politiche inclusive”.
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