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TRIBUNALE DI ROVIGO

La cena non è pronta, giù botte

Condannato per maltrattamenti alla moglie. Neppure la separazione lo avrebbe fermato

La cena non è pronta, giù botte

E’ un lungo incubo, quello descritto dal capo di imputazione, fatto di maltrattamenti e articolato in due fasi. La prima è rappresentata dagli anni nei quali la coppia, marito e moglie, ancora reggeva; la seconda è quella successiva alla separazione, che non avrebbe tuttavia fermato il marito.

Nel primo periodo, la Procura contesta veri e propri maltrattamenti fisici, come botte, per qualunque disaccordo, ma anche per il semplice fatto che la cena, sempre secondo le contestazioni, non fosse pronta entro l’orario stabilito dal marito. O anche schiaffi inferti alla consorte quando usciva con le amiche, o per presunte “mancanze di rispetto”. Nella seconda fase, quando la donna, a quanto emerge dagli atti, aveva trovato un nuovo compagno e avviato la separazione, ci sarebbero stati soprattutto pedinamenti, minacce di morte, chiamate a raffica.

Questo il castello accusatorio a carico di un uomo residente nella Bassa Padovana, per episodi che sarebbero cominciati nel 2006 e sarebbero arrivati, di fatto, quasi sino al presente. Una ulteriore imputazione, per un unico episodio, era quella di rapina: in una circostanza, infatti, per prendere il cellulare della ormai ex moglie, si sarebbe parato davanti alla sua auto per impedirle di partire, le avrebbe aperto la portiera, afferrato il telefono e, quindi, lo avrebbe portato a bordo della sua vettura.

Con queste accuse, nella giornata di martedì scorso, l’uomo è comparso di fronte al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Rovigo. Di concerto con il proprio difensore, ha scelto di essere processato con il rito abbreviato. Si tratta di una forma di procedimento che consente, in caso di condanna, di ottenere uno sconto di pena pari a un terzo del totale; viene celebrato di fronte al giudice per le udienze preliminari, sostanzialmente “allo stato dell’arte”, cioè sulla base degli elementi raccolti nella fase delle indagini preliminari, senza introdurre testimonianze o audizioni di consulenti, salvo particolari eccezioni richieste dalle parti e ammesse dal giudice.

Al termine della discussione, è arrivata una condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Decisione che, una volta lette le motivazioni, potrà essere impugnata in Appello.

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