VOCE
L’INTERVISTA AL CANDIDATO
12.11.2025 - 08:00
Per cinque anni capogruppo in consiglio comunale, per sette assessore, per otto sindaco e per sette consigliere provinciale. Un percorso di impegno politico a livello cittadino, un vero e proprio “cursus honorum” iniziato ormai oltre vent’anni fa per Giovanni, Rossi, che in questo momento ricopre l’incarico di sindaco di Badia Polesine e di consigliere provinciale, mentre la sua formazione professionale, lavorando come funzionario dell’azienda sanitaria locale con posizione organizzativa, lo rende particolarmente competente nella principale materia di competenza regionale, la sanità.
Dall’ambito comunale e provinciale, all’ambito regionale, quali sarebbero le prime istanze che vorrebbe portare in aula se eletto?
“Cercando di elencare gli ambiti nei quali ritengo che si debba intervenire per una Regione più vicina al Polesine rispetto a quanto non lo sia stata in questi ultimi anni, indicherei la promozione del turismo e del territorio, la crescita sostenibile, la famiglia ed il contrasto a denatalità e spopolamento, l’istruzione e il rapporto fra formazione e lavoro, la sicurezza e, soprattutto, la sanità”.
Conoscendo bene la materia sociosanitaria, quali sono gli ambiti d’intervento che ritiene prioritari?
“Innanzitutto la riforma delle Ipab, rimasta ferma al precedente mandato di Zaia, visto che il progetto di legge in questione era quello che sarebbe dovuto andare di pari passo con la riforma delle Ulss. Invece non ne parla nessuno, probabilmente perché non si vuole ledere l’immagine di Zaia come bravo amministratore. Tuttavia, non si può riformare l’assetto delle Ulss senza insieme riformare le Ipab, tanto più con un tasso di invecchiamento elevato in tutta la regione, e ancor più in Polesine, perché queste strutture si trovano a gestire situazioni che ormai sono più sanitarie che socioassistenziali, visto che fra un’Ipab e una geriatria o un ospedale di comunità non ci sono grosse differenze. Come si fa a pensare che queste strutture possano reggere senza adeguate risorse? Non solo, ma il contratto dei lavoratori è diverso da quello sanitario, motivo per cui le Ipab devono fare i conti con continui travasi di dipendenti che rendono difficile la programmazione: il contratto dei lavori va parificato a quello sanitario. Durante il Covid, con il blocco degli ingressi e i maggiori costi, le case di riposo hanno accumulato debiti enormi. Bisogna intervenire, dare nuova dignità alle Ipab e farle entrare nel programma sanitario”.
A proposito di sociale, si sta completando in questo momento la rivoluzione degli Ats, gli ambiti territoriali sociali: cosa ne pensa?
“ritegno gli Ats uno strumento strategico, di innovazione e di miglioramento dei servizi al cittadino, ma è fondamentale che partano nel giusto modo. A cominciare dalla forma giuridica, perché ritengo necessario che resti un ente pubblico e non una fondazione di diritto privato, deve essere un’azienda pubblica di servizi. Questo sia per i lavoratori, che per chi deve usufruire dei servizi sociali. Altrettanto per le dimensioni: se l’Ats del Basso Polesine con 10 Comuni ha il giusto equilibrio, l’Ats del Medio e Alto Polesine è troppo esteso, con 41 Comuni fra i quali il capoluogo, mettendo insieme anche aree non omogenee”.
Guardando all’ambito economico, ha qualche “ricetta”?
“Credo che il nostro territorio abbia bisogno di una crescita sostenibile, attenta al territorio e al consumo di suolo agricolo. Senza ’no a prescindere’. E credo molto in quello che il Polesine può offrire dal punto di vista turistico. Importantissimo il ruolo dei Gal, che sono uno strumento che sta funzionando e consente di intercettare fondi europei, anche se poi in fase di rendicontazione Avepa dovrebbe essere più flessibile. Accanto a questo serve anche uno sviluppo infrastrutturale, perché non è pensabile che non sia stato ancora realizzato il collegamento fra la Transpolesana e la Romea, che consentirebbe di valorizzare ulteriormente il nostro splendido Delta”.
Nell’inverno demografico del Polesine, Badia è stata uno dei Comuni che addirittura negli ultimi anni è riuscita a guadagnare abitanti. C’è una ricetta particolare?
“Il problema dello spopolamento è serio e servono misure forti. A livello cittadino credo che un segnale sia stato dato dagli incentivi ai nuovi residenti: dal 2020, per tre anni, il Comune ha infatti distribuito ‘bonus’ di mille euro, da spendere negli esercizi commerciali del territorio comunale. Ma non basta certo questo: servono servizi, asili nido, promozione della conciliazione dei tempi di vita e lavoro delle coppie, attività extrascolastiche e sportive per i bambini. E aiuti alle madri in difficoltà. Poi, naturalmente, opportunità abitative e, soprattutto, occupazionali: il lavoro è la chiave di tutto”.
Fra i temi “caldi” c’è la sicurezza visto il momento che sta vivendo il Polesine: quali sono le azioni necessarie?
“Quest’estate anche a Badia abbiamo avuto momenti delicati, con una violenta scazzottata. Certamente ci vuole la costante presenza delle forze dell’ordine, ma credo che oltre alla repressione sia necessario anche agire sul fronte culturale. Come ho già detto, ricevendo anche il plauso del vescovo, se guardiamo agli stranieri e pretendiamo da loro il rispetto delle leggi, dobbiamo essere noi primi a dare l’esempio non lasciando la spazzatura dove capita, non parcheggiando in doppia fila, non tenendo atteggiamenti scorretti. Non c’è mai una sola soluzione per i problemi complessi”.
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