VOCE
L’INTERVISTA AL CANDIDATO
13.11.2025 - 21:00
Consulente ambientale e chimico dell’atmosfera, ex ricercatore all’università di Helsinki, Nicola Zanca sette anni fa ha deciso di tornare in Polesine, e non se ne pente. Sindaco di Gaiba al secondo mandato “mi sono buttato senza paracadute per provare a fare qualcosa per il territorio, ma mi ha ripagato tantissimo, sentire di poter incidere”. E con questo obiettivo, “incidere per il Polesine”, Zanca ha accettato la proposta del Pd di candidarsi alle prossime elezioni regionali.
Qual è stata la motivazione principale di questa scelta e come intende mettere a frutto la sua esperienza amministrativa?
“Ho accolto la proposta del Partito democratico con un profondo spirito di servizio. Avendo completato il secondo mandato come amministratore di un comune del Polesine, conosco le istituzioni dall'interno. L’esperienza da sindaco mi permette di comprendere a fondo i meccanismi e le esigenze del territorio, e mi ha spinto a candidarmi per rappresentare al meglio le nostre istanze in Regione”.
E’ innegabile: Luca Zaia ha segnato uno spartiacque nell’alternanza politica in Veneto. Il centrosinistra a cosa punta con Giovanni Manildo?
“Al di là della capacità comunicativa, io devo dire che ci sono varie pecche che il Veneto a trazione centrodestra negli anni ha accumulato. Le risorse a disposizione sono inferiori rispetto a regioni confinanti come l'Emilia Romagna. Lo vediamo chiaramente nei bandi per la sicurezza stradale e per il mondo dello sport. La Regione ha fatto il suo, certo, con l'emissione di alcuni bandi, ma la radice del problema è la scarsità delle risorse. Zona logistica semplificata (Zls): abbiamo perso tempo prezioso. La Regione era coinvolta per riperimetrare le aree, ma sono passati mesi. Il sito Blugate, lanciato dalla Regione, è molto incompleto e carente su tematiche che sono decisive per il nostro sviluppo”.
Uno dei cavalli di battaglia di questi anni per la giunta Zaia è stata la sanità. Tra le migliori d’Italia, ha fatto benissimo in epoca Covid. Viene spesso presentata come un modello efficiente, anche questo è innegabile.
“Non posso negare l'efficienza per alcuni reparti specialistici, come quelli oncologici, spesso citati nella narrazione del presidente Zaia. Tuttavia, la sanità nel suo complesso non è così efficiente. Il Veneto, sono dati del Sole24ore, risulta essere penultimo in Italia per numero di medici di base in rapporto agli abitanti (solo la Lombardia fa peggio), e questo perché si sta privilegiando un’accelerazione verso la sanità privata, seguendo il modello lombardo. Questo è per noi estremamente preoccupante. Manca una solida medicina del territorio e bisogna completare urgentemente gli ospedali di comunità. Non è un caso se molti veneti, per avere risposte sanitarie adeguate e in tempi accettabili, si spostano verso l’Emilia Romagna, a Ferrara o Cona, e al Rizzoli a Bologna. Questa criticità deriva anche da una programmazione insufficiente: sono state erogate poche borse di studio di specializzazione per i medici di base”.
Quali sono i punti programmatici che lei ritiene più urgenti per il Polesine?
“I punti chiave sono: sanità territoriale: Aumentare le borse di studio per la medicina del territorio per affrontare l'emergenza di carenza di medici. Sviluppo economico: impegno serio per l'attuazione della Zls, non solo per i comuni del Polesine coinvolti, ma per invertire il trend di spopolamento. Serve un piano settennale in coordinamento con il Governo per ridistribuire le risorse. Politiche abitative: prevedere opportunità concrete sul modello di Emilia Romagna e del Trentino, erogando risorse alle famiglie che vogliono comprare casa nelle aree marginali. Agricoltura: occorrono fondi reali, non solo ‘di facciata’, per il mondo agricolo contro gli eventi estremi. Viabilità: è inaccettabile che da decenni si parli di opere cruciali come la Nogara-Mare, la nuova Romea Commerciale e il completamento della Valdastico A31 con l'Eridania. In oltre trent'anni, il centrodestra non le ha nemmeno cominciate, mentre la Pedemontana, costata miliardi di euro, è stata realizzata”.
Sul fronte energetico, qual è la sua visione, in particolare riguardo alle richieste di nuovi impianti nel Polesine?
“Il Polesine ha già autorizzato o ha in iter circa sessanta impianti tra biogas e altre attività impattanti ci vuole un piano urbanistico regionale serio che non penalizzi solo il Polesine. La trasformazione verso le energie rinnovabili è fondamentale, con un focus su reti smart e comunità energetiche efficaci. Sono necessari più incentivi per il fotovoltaico. Tuttavia, non possiamo ignorare che i comuni sono subissati da richieste per impianti fotovoltaici/agrivoltaici e per il trattamento fanghi. Il fotovoltaico è benvenuto, ma con una programmazione a livello urbanistico che eviti l'overdose di richieste in determinate aree. Invece di concedere nuovo terreno per l'agrivoltaico, la Regione dovrebbe investire in incentivi per installare il fotovoltaico sui tetti e sui capannoni esistenti, anche attraverso la regolamentazione degli ecobonus”.
Quali sono state le istanze più pressanti che ha raccolto durante la campagna elettorale? E quali le richieste specifiche dei giovani?
“Non abbiamo incontrato una singola persona che abbia detto che la sanità va bene così. Il problema della medicina territoriale è enorme, e gli ospedali di Rovigo, Trecenta e Adria sono depotenziati. Manca soprattutto l'ospedale di comunità, e il confronto con l'Emilia Romagna lo stiamo perdendo su tutti i fronti. I cittadini chiedono urgentemente di poter avere un riferimento con il medico di base. I giovani chiedono opportunità di lavoro professionalizzante. Dobbiamo smettere con la logica paternalistica e iniziare ad ascoltarli e coinvolgerli nelle scelte amministrative. Proponiamo di potenziare il polo universitario di Rovigo con corsi dedicati, diversi da quelli offerti dal resto della Regione. Servirebbe un Servizio civile regionale che preveda sei mesi in Veneto e sei in Europa, per riportare le migliori opportunità e competenze nel nostro territorio”.
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