VOCE
veneto
14.11.2025 - 07:20
Il divieto risale al 1931, quando il Regio decreto legge 1432 ne vietò la commercializzazione per il presunto rischio di provocare cecità. Da allora il clinto – vitigno di origine americana, introdotto in Italia con casse marcate “Clinton”, poi adattato in Veneto come “clinto” – è rimasto un vino coltivabile ma non vendibile, insieme al fragolino. Considerato per decenni un “vino del popolo” per costi contenuti e alta resa, è stato relegato alla produzione domestica, pur continuando a comparire saltuariamente in alcune osterie.
Le caratteristiche della pianta – adattabilità climatica, bassa necessità di acqua e soprattutto elevata resistenza alle crittogame – ne hanno mantenuto la diffusione tra gli appassionati. "Servono pochi trattamenti all’anno, contro la ventina richiesti da altri vitigni", spiega Franco Zambon, fondatore dell’associazione “Clinto de Marca”.
Una possibile svolta arriva dall’Europarlamento. La vicentina Cristina Guarda, eurodeputata di Europa Verde, ha presentato un emendamento al nuovo “pacchetto vino”, approvato in commissione Agricoltura. La decisione finale spetta ora ai triloghi – Parlamento, Commissione e Consiglio – prevista per inizio dicembre. A quel punto la parola passerebbe anche agli Stati membri, Italia compresa.
Negli anni il clinto ha alimentato un’immagine controversa, legata al presunto elevato contenuto di metanolo. Analisi recenti dell’Usl 2 indicano invece una concentrazione di 200 mg per litro, inferiore alla media dei vini rossi. Secondo Antonio Panizzolo, presidente della confraternita del clinto – oltre 350 iscritti, perlopiù veneti – i problemi originari derivavano dalle tecniche di vinificazione dell’epoca.
La confraternita continua a riunirsi in forma riservata, con una cena annuale interamente dedicata al clinto, la prossima il 28 novembre a Caldogno. Gli estimatori sottolineano le qualità ecosostenibili della pianta e la gradazione contenuta, ritenuta adatta ai consumi più moderati delle nuove generazioni. Il mercato resta per ora chiuso, in attesa della decisione europea che potrebbe segnare il ritorno ufficiale di questo vino dopo quasi un secolo.
Commenti all'articolo
frank1
14 Novembre 2025 - 08:08
Povero clinto..in che mani..chi dovra' decidere la sua esistenza?? quelli della ue..gli stessi delle curvature delle banane,dei cetrioli,gl i stesi che hanno autorizzato il commercio dell'olio puzzolente della tunisia...gli stessi che hanno abbattuto i nositri ulivi centenari in puglia. gli stessi che hanno autorizzato il vino senza l'uva haimè..siamo messi male
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