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Caporalato, Cittadin rivendica lo stop

Una vicenda tecnica diventa terreno di scontro politico. “Quelle persone avrebbero creato disagio”

Caporalato, Cittadin rivendica lo stop

Le ex scuole di Concadirame al centro dell'ipotesi di adeguamento grazie ai fondi Pnrr per la lotta al caporalato

Una questione prettamente tecnica che è stata trasformata in tema politico e materiale utile per una guerra tra la precedente e l’attuale amministrazione. E’ il caso dei fondi Pnrr per la lotta al caporalato a cui la giunta Cittadin ha rinunciato oltre un anno fa, il 30 agosto 2024, tornato alla ribalta dopo il servizio mandato in onda mercoledì durante il programma “L’aria che tira” su La7.

Giovedì, il sindaco Valeria Cittadin, insoddisfatta per i tagli apportati alle sue dichiarazioni nel servizio andato in onda, è intervenuta tramite social (questo il terreno sul quale si sta consumando la battaglia di botta e risposta a colpi di post, non il massimo ma tant’è) per spiegare la “sua” verità sulla rinuncia a 1,1 milioni di euro del Pnrr. A tanto ammontava, infatti, il finanziamento previsto per realizzare, secondo le ipotesi formulate dalla precedente amministrazione la ristrutturazione delle ex scuole elementari di Concadirame e l’adiacente ex casa del medico da cui ricavare alcuni alloggi per braccianti agricoli, mettendo a punto anche una serie di servizi di inserimento sociale.

Cittadin la butta in politica rivendicando la rinuncia ai fondi con argomentazioni prettamente politiche: “In primo luogo - dice - quando si parla di Pnrr sembra che i soldi siano regalati. Non sono un regalo, sono prestiti che vanno restituiti in maniera agevolata, ma pur sempre restituiti. Però sono soldi pubblici e come tutti i soldi pubblici vanno usati con cognizione di causa. La cognizione di causa in questo caso, secondo me, non c’era. Perché se si pensa che Concadirame potesse accogliere queste abitazioni che avrebbero ospitato persone vittime del caporalato in modo che potessero lavorare in maniera regolare, tutto va bene. Ma questi migranti avrebbero avuto un lavoro stagionale e io sarò sempre contraria che nel nostro territorio si possano utilizzare soldi o creare situazioni in cui ci siano persone che non saranno in grado di essere autosufficienti economicamente”.

Il sindaco quindi prosegue: “Quando si viene nel nostro Paese senza la possibilità di lavorare e di avere una autosufficienza economica si creano delle sacche di disagio o, come minimo, si creano delle situazioni di difficoltà ma mi pare che in città ce ne siano già tante, anche troppe per quanto mi riguarda”.

Cittadin si dichiara infine disponibile al confronto con chiunque voglia delle spiegazioni arrivando a parlare di “ghetto” che si sarebbe creato a Concadirame: “Io invece sarò sempre a sostegno di tutto quello che può portare decoro nella città” chiude prima di rifilare la stoccata: “Mi meraviglia che il mio predecessore abbia sostenuto la tesi opposta ma, si sa, ci sono delle parti politiche che purtroppo, per quanto mi riguarda, sono sempre dalla parte sbagliata”. Ma la questione, più che una divergenza tra opposti schieramenti è più che altro tecnica. Basta leggere la delibera di rinuncia del 30 agosto 2024 nella quale si riporta: “L’amministrazione comunale non può che rinunciare al finanziamento in oggetto” in quanto gli uffici hanno riscontrato una “oggettiva difficoltà a programmare le attività in mancanza di indicazioni certe, ma soprattutto di rispettare i tempi del Pnrr con ogni conseguenza in capo al Comune di Rovigo”.

Tuttavia, prima di varare la rinuncia, il Comune, stando a quanto riportato nel documento le ha provate tutte. Tant’è che gli uffici hanno anche realizzato una istruttoria “circa la possibilità di dirottare il finanziamento su altro immobile di proprietà comunale, con l’obiettivo di ridurre i tempi di realizzazione dell’intervento sia infrastrutturale che sociale” nonché “della scadenza complessiva del Pnrr fissata al 30 giugno 2026”.

L’istruttoria, però, ha avuto esito negativo. E, dunque, addio finanziamento. Finanziamento che era stato assegnato al Comune di Rovigo nel marzo 2022, dopo che palazzo Nodari, a settembre 2021, aveva risposto ad un invito con cui il ministero del lavoro e delle politiche sociali e Anci avevano invitato tutti i Comuni a partecipare ad una indagine nazionale “volta a rilevare e mappare i territori con maggior presenza di insediamenti abusivi in agricoltura al fine di attivare lo stanziamento di 200 milioni di finanziamenti previsti nel Pnrr per l’identificazione di soluzioni alloggiative dignitose per i lavoratori del settore”.

Già da marzo 2022, con l’allora sindaco Edoardo Gaffeo però, sono iniziate le incertezze. Prima la direzione generale immigrazione del ministero del lavoro e delle politiche sociali aveva dettato un certo cronoprogramma, poi lo ha cambiato ma Rovigo comunque si è comunque adeguato. Poi, nel luglio 2023 Gaffeo aveva “manifestato l’urgenza di ricevere un sollecito riscontro sulle tempistiche di attuazione del progetto”. Da Roma però il nulla. Tant’è che ad aprile 2024 il commissario straordinario Gianfranco Tomao ha rinnovato l’urgenza al Ministero di ricevere indicazioni. E a nulla sono valse anche le riunioni di Anci con il Comune per ottenere delle indicazioni certe.

A tutto questo si è aggiunto, infine, una deliberazione del 25 luglio 2024 della sezione centrale di controllo della Corte dei Conti che “rileva evidenti difficoltà e criticità nel progetto”. Un problema, questo, che ha accomunato doversi Comuni destinatari di tali fondi causato anche dal fatto che “le varie istanze inoltrate nell’ultimo anno dagli uffici del Comune non hanno trovato alcun riscontro”.

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