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“La mia casa è una panchina"

Un drammatico racconto

“La mia casa è una panchina"

“Non posso nemmeno dormire in auto, perché un’auto non ce l’ho. In questo momento la mia casa è una panchina. La mia urgenza è di trovare un lavoro. Ho sempre lavorato, non cerco elemosine. Ma non ho la macchina, perché non ho la patente, quindi non posso spostarmi. E non posso nemmeno dormirci dentro. Mi muovo in bici, ma così non riesco a vivere e non è possibile che sia costretto a vivere in strada”.

E’ questo il grido di dolore lanciato da un 50enne di Adria, che racconta la sua storia personale: “Ho vissuto un momento complicato, ho avuto discussioni in famiglia e da marzo sono venuto via da casa. Sono stato aiutato dal Prins, il pronto intervento sociale, ma solo per sei mesi, poi ho dovuto pagarmi il b&b. Ho fatto la campagna di raccolta delle bietole a Pontelongo, ma ora i soldi sono finiti e non so come fare. Perché nonostante abbia un buon curriculum, non trovo lavoro. Sono un professionista altamente qualificato con oltre 25 anni di esperienza come carpentiere, manutentore meccanico e saldatore nel settore metalmeccanico e industriale. Sono stato anche capoturno in una fonderia di ghisa. Ho completato un corso in logistica e magazzino e a luglio ho conseguito il patentino per carrelli elevatori”.

Insomma, non è abituato a stare con le mani in mano. Ma, a quanto pare, ora non riesce a trovare un’occupazione. Il problema è grave. Perché con l’arrivo del freddo non è pensabile che possa dormire all’addiaccio. “Ho chiesto ancora aiuto ai servizi sociali, ma l’unica proposta che mi hanno fatto è stato di andare a dormire all’asilo notturno di Rovigo, non è proprio il caso. Non è possibile che vengano aiutati tutti e che io mi trovi costretto a dormire per strada, con il freddo. Per favore, non cerco assistenzialismo ma un’opportunità di lavoro”.

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