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“Reperibilità, chiesti indietro i soldi”

La rabbia dei sindacati: "Inaccettabile"

“Reperibilità, chiesti indietro i soldi”

“Oltre 2.000 operatori coinvolti nei ricalcoli, richieste di restituzione fino a 1500euro, tagli ad arretrati e tredicesime e disorientamento negli uffici paghe di tutte le aziende sanitarie”.

A tracciare questo quadro è la Cisl Fp di Padova Rovigo che in una nota “denuncia una situazione gravissima che sta colpendo migliaia di lavoratori nell’Azienda ospedaliera di Padova, Ulss 6 Euganea, Ulss 5 Polesana e Iov”. Cosa è successo? “A seguito della risposta 272/2025 dell’Agenzia delle Entrate - si spiega - le strutture sanitarie del Veneto hanno avviato ricalcoli sugli straordinari degli ultimi mesi, chiedendo a infermieri, tecnici sanitari, Oss e altri profili di restituire fino a 1.500 euro”.

Per la Cisl Fp si tratta di “un’interpretazione sbagliata e lesiva. La lettura fornita dall’Agenzia delle Entrate è giuridicamente errata e contrattualmente infondata, perché esclude dall’imposta sostitutiva al 5% ore che sono a tutti gli effetti straordinario: le ore da pronta disponibilità seguite da richiamo in servizio”. Andrea Ricci, segretario generale Cisl Fp Padova Rovigo rimarca: “Parliamo di lavoratrici e lavoratori che da anni reggono servizi sotto organico con rientri notturni, pronta disponibilità e turni massacranti. Professionisti delle sale operatorie, dei servizi trasfusionali, dei laboratori d’urgenza, delle radiologie, dello Spisal, dell’assistenza domiciliare e palliativa e delle unità coronariche e di tutte le altre strutture che garantiscono interventi e cure tempestive".

"Chiedere loro di restituire centinaia di euro è inaccettabile. Le ore straordinarie rappresentano un peso per i lavoratori e sono la diretta conseguenza della carenza strutturale di personale. Ci sono interi servizi che funzionano solo grazie al lavoro straordinario. Le ore straordinarie sono ore sottratte alla vita personale dei lavoratori che vivono ormai in una forma di reperibilità strisciante e a volte nemmeno pagata. E’ grave che le Aziende Sanitarie siano state così tempestive nell’applicare le disposizioni: ci saremmo aspettati che, come in altre occasioni, chiedessero ulteriori approfondimenti legali. L’Agenzia delle Entrate deve rettificare immediatamente, riaffermando che il richiamo in servizio è una misura straordinaria e, come tale, soggetta all’imposta sostitutiva del 5%. La Regione, da parte sua, deve fornire indicazioni chiare alle aziende sanitarie affinché sospendano i recuperi già avviati”.

Inoltre, aggiunge Ricci “è fondamentale rendere strutturale la detassazione del salario accessorio, estendendola in modo stabile a tutti i lavoratori del sistema socio-sanitario, e avviare un piano straordinario di assunzioni, unico vero strumento per porre fine all’abuso di lavoro straordinario. Abbiamo già attivato le assemblee dei lavoratori perché questa norma profondamente ingiusta mina il cuore stesso della gestione dell’emergenza. Se non arriveranno risposte rapide, procederemo con iniziative legali su tutto il territorio non escludendo di avviare il blocco degli straordinari. Serve rispetto per chi tiene in piedi il sistema sanitario”.

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