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ALIMENTAZIONE

E' impennata di punture dimagranti

Prezzi alti, regole rigide, consumi in crescita

E' impennata di punture dimagranti

Il semaglutide, nato per trattare il diabete di tipo 2, oggi è diventato il farmaco simbolo di un dimagrimento rapido e farmacologico. Regola appetito e senso di sazietà, e da un anno le sue prescrizioni in “ricetta bianca” sono aumentate del 78,7%, secondo l’Aifa. Chi lo usa fuori dal Servizio sanitario nazionale paga di tasca propria: fino a 300 euro al mese per iniezioni settimanali o quotidiane. Per legge non può essere prescritto a chi non ha specifiche patologie, ma le maglie dei controlli si rivelano larghe e il consumo dilaga.

Il richiamo di Ozempic, Mounjaro e dei nuovi analoghi GLP-1 coinvolge politici e personaggi pubblici. C’è chi lo usa legittimamente, come il sindaco Clemente Mastella, diabetico, che racconta di aver perso venti chili, o la senatrice Michaela Biancofiore, che parla di diciassette chili in meno grazie alla terapia contro l’insulino-resistenza. Il fenomeno si alimenta anche oltre confine, con celebrità come Oprah Winfrey, che ha definito questi medicinali «un dono», ed Elon Musk, che ha riferito di aver perso tredici chili.

Secondo la professoressa Annamaria Colao, il successo è il risultato di una «società estetica» e dell’efficacia del farmaco nel frenare la “fame edonica”, quella legata a stress, ritmi intensi e pasti compensatori. Sul mercato privato la spesa cresce: 55,3 milioni di euro per la semaglutide e 13,4 milioni per la liraglutide nel 2024, senza contare il Wegovy, arrivato solo a metà anno.

L’altra faccia del boom è la proliferazione dell’offerta illegale online. Preparati contraffatti — privi del principio attivo o contaminati — circolano senza controlli, con conseguenze potenzialmente gravissime. Ne è prova il caso della 31enne di Padova, finita in coma dopo aver iniettato un falso Ozempic. La normativa prevede l’uso soltanto per pazienti obesi, in sovrappeso con comorbidità o con diabete non controllato da metformina, ma la domanda ha scavalcato i confini della prescrivibilità.

Assumere questi farmaci senza necessità clinica comporta rischi chiari: ipoglicemia, con tremori, sudorazione, confusione e possibile perdita di coscienza. La perdita di peso, per chi è sano, può risultare limitata e coinvolgere anche massa magra. Gli studi indicano cali tra il 15 e il 25% in un anno e mezzo, ma solo all’interno di un percorso che include dieta e attività fisica. Sospendere la terapia porta quasi sempre a recuperare peso. Gli effetti collaterali più comuni restano nausea, diarrea, stipsi, cefalea e affaticamento. Più rari pancreatite e calcoli, che colpiscono soprattutto chi dimagrisce molto in poco tempo.

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