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Trump toglie i dazi sugli alimentari

Ma per l’Italia cambia poco

Trump toglie i dazi sugli alimentari

L’ordine esecutivo con cui Donald Trump ha eliminato i dazi su centinaia di prodotti alimentari nasce con un obiettivo interno: alleggerire il costo del carrello e offrire un segnale sul fronte del carovita, oggi uno dei dossier più sensibili per la Casa Bianca. La misura riguarda carne bovina, banane, caffè, avocado, pomodori, noci, mango e una lunga serie di alimenti che gli Stati Uniti non producono in quantità sufficienti. Il provvedimento, retroattivo al 13 novembre, segna un nuovo cambio di rotta dopo mesi di ripensamenti sulle tariffe, tema cardine della politica economica di Trump.

Le reazioni critiche sono circolate rapidamente, soprattutto sui social, dove è riemersa l’etichetta “Taco Trump”, usata dai detrattori per indicare le sue frequenti retromarce. Gli analisti leggono nella decisione la necessità di contenere l’ascesa dei prezzi più che una strategia commerciale di lungo periodo, con un’inflazione alimentare che continua a pesare sulla frustrazione degli americani.

Per l’Italia, però, l’apertura non porta vantaggi. Coldiretti e Filiera Italia rilevano che nella lista delle esenzioni non compare nessun prodotto italiano con un ruolo significativo sul mercato statunitense. Restano così esclusi gli alimenti più esposti ai dazi: vino, olio extravergine, pecorino, riso e pasta. A ottenere lo sconto sono invece beni come banane, tè, caffè, succhi, cacao, agrumi, pinoli e frutta esotica, cioè prodotti che gli USA non possono coltivare o produrre in quantità adeguate alla domanda interna.

Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini chiede che l’Europa riapra il confronto per evitare danni strutturali alla presenza delle imprese italiane negli Stati Uniti, un mercato costruito con anni di investimenti. Sullo stesso fronte il numero uno di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, che invoca lo stop al possibile dazio del 107% sulla pasta e la cancellazione delle tariffe su vino, olio e pecorino, oggi tra i prodotti italiani più penalizzati oltreoceano.

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