Una sanità che non funziona, che in 31 anni di governo di centrodestra si è sempre più allontanata dalle esigenze dei cittadini – esami in tempi ragionevoli, certezza di una assistenza sul territorio, con medici di base e pediatri – per spostarsi al servizio dei grandi gruppi privati, garantendo loro guadagni certi e scaricando tutti gli oneri e i costi sul servizio sanitario pubblico, che arranca sempre più.
E’ una fotografia allarmante, quella emersa nel corso dell’incontro organizzato nella serata di lunedì 17 novembre alla sala civica di Rosolina, sul tema “La sanità – Il primo diritto dei cittadini, l’ultimo dovere della politica”. Hanno partecipato Andrea Crisanti, microbiologo e senatore del Pd; Nadia Romeo, rodigina, deputata del Pd; Francesco Biolcati, consigliere comunale del Pd di Rosolina; Luca Boaretto, operatore sanitario. A moderare, Giovanni Crivellari, segretario del circolo Pd di Rosolina. Presenti anche i candidati consiglieri regionali del Pd Emanuela Pizzardo e Nicola Zanca.
Nella introduzione, tanto Crivellari quanto Biolcati hanno evidenziato la progressiva ritirata, in Polesine, della sanità pubblica, con una costante riduzione dei posti letto presenti negli ospedali, a fronte dell’aumento di quelli nelle cliniche private.
Crisanti, da parte sua, ha lanciato l’allarme su un fenomeno preoccupante, che si sta manifestando ormai da anni: ossia la crescente correlazione tra l’aumento della aspettativa di vita e la capacità di pagarsi le cure. In parole povere, vita e salute iniziano a essere beni che a un certo livello solo i più abbienti possono, letteralmente, “comprare”. Questo per una precisa scelta della politica: quella di sostenere e favorire gli operatori privati, penalizzando il pubblico.
Se, infatti, ha spiegato Crisanti, la politica garantisce agli operatori privati ogni anno un budget fisso, annullando ogni rischio di impresa, assicurando loro un determinato volume di prestazioni ad alta redditività, soprattutto in ambito diagnostico, i privati rispondono scaricando sul Servizio sanitario pubblico tutti gli oneri relativi alle prestazioni e ai reparti più costosi. “Vi basti un dato molto semplice – ha spiegato Crisanti - i privati in Italia, a fronte di 40mila posti letto, hanno solo 400 postazioni di rianimazione, quelle che costano di più ma che salvano le vite, laddove il Servizio sanitario nazionale, a fronte di 160mila posti letto, garantisce 7500 posti di rianimazione”.
Uno squilibrio devastante, al quale fa fronte, causa questa disparità di costi e risorse, una situazione sempre più penalizzante per medici e infermieri, sottoposti a turni massacranti, con stipendi fermi da troppo tempo e senza alcuna prospettiva di progressione significativa. “Pensate – ha ripetuto il senatore del Pd – alla situazione di un infermiere a Milano, che guadagna 1800 euro circa al mese in una realtà in cui un affitto in periferia costa 1200 euro e con il carico di lavoro che deve affrontare: questa non è vita, è un inferno”. Da qui la fuga di personale verso il privato.
“E allora – ha chiuso Crisanti – mi sento di dire che è il momento di una proposta forte, di sinistra: diamo meno soldi ai privati, torniamo a ‘nazionalizzare’ determinati settori e prestazioni, mettiamo i privati in concorrenza tra loro, quanto ai prezzi, prima di erogare le convenzioni ed eroghiamone di meno. Qui siamo nelle terra di Matteotti e voglio ricordarvi un episodio della vita proprio di Matteotti: quando andava tra i braccianti, mostrava loro una matita e diceva: ‘Questa è l’arma più potente che possiate avere: usatela e votate”.
Pizzardo ha posto l’attenzione, poi, sulla imminente riforma che introdurrà, in campo sociosanitario, gli Ats, ossia gli Ambiti Territoriali Sociali, nuovi organismi di programmazione, coordinamento e gestione, sottolineando come sarà determinante evitare che comportino unicamente un aggravio dei costi e una eccessiva burocratizzazione.
Da parte sua, Romeo ha affrontato la tematica dal punto di vista politico. “Bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno – ha esordito – Molti non lo sanno, ma il candidato presidente della Regione del centrodestra è stato eletto tre anni fa nel collegio che comprende il Polesine. In questi tre anni voi lo avete mai visto in Polesine? Io stessa lo ho visto per la prima volta qualche settimana fa, a Rovigo, solo per tagliare il nastro della fiera”.
“Nel nostro Veneto – ha ribadito – ci sono già 362mila persone che rinunciano a una visita perché non possono permettersela. Abbiamo i pronto soccorso pieni di persone che si riversano lì perché non hanno altra forma di assistenza sul territorio. Se questo non ci va bene allora dobbiamo votare di conseguenza, perché non è vero che sono tutti uguali: in Emilia Romagna, dove governiamo noi, non è così, tanto che sempre più persone, dal Veneto e non solo, vanno a curarsi là”.