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POLITICA

Zaia, il nodo del dopo-Veneto

Tra frizioni con Salvini e ipotesi future

Zaia, il nodo del dopo-Veneto

La corsa verso il voto in Veneto si intreccia con il dibattito interno alla Lega, dove il nome di Luca Zaia continua a pesare più della prudenza suggerirebbe a una settimana dalle urne. L’uscita di Matteo Salvini, che ha proposto per il governatore una candidatura alle suppletive in Parlamento, è stata accolta con sorpresa e irritazione nell’entourage veneto, che giudica il leader del Carroccio «impulsivo» e «affrettato» nell’offrire un incarico mai richiesto.

L’operazione, presentata come un’opportunità legata al seggio lasciato libero da Alberto Stefani, rischia di trasformarsi in un boomerang: un annuncio letto come intempestivo e perfino «kamikaze», perché capace di indebolire la campagna di Zaia, capolista in tutte le province per le Regionali del 23 e 24 novembre.

A spegnere la polemica è stato lo stesso governatore, che da Rtl 102.5 ha definito la proposta «discussioni di fantasia» e ha ribadito di voler chiudere un incarico prima di aprirne un altro. Ha ricordato di averlo sempre fatto, in Provincia come al ministero, e che ora non farà eccezione.

Intanto, nel quartier generale veneto si ragiona su un accompagnamento “tecnico” a Stefani, 33 anni, considerato troppo inesperto per affrontare da solo l’impatto con una carica così delicata. Zaia è pronto a offrirgli una guida iniziale, «senza alcun effetto grande fratello», sottolineano fonti a lui vicine.

Sul futuro, gli scenari restano aperti. Nessun ministero in vista, almeno prima della prossima legislatura. Ma il 2026 porterà al voto Venezia, città che il governatore guarda con attenzione crescente. Diventare sindaco della laguna – spiegano nel suo entourage – varrebbe molto più di un incarico regionale in termini di prestigio internazionale e di autonomia politica. Non è un caso che Zaia abbia rilanciato negli ultimi mesi l’idea di una Venezia “città-Stato”, sulla scia di Vienna e Amsterdam, mentre in Parlamento avanza il ddl del Pd per un nuovo assetto autonomo, già sostenuto formalmente anche dai leghisti.

Nelle retrovie del partito prende forma anche un’altra ipotesi: affidare a Zaia la vicesegreteria federale al posto di Stefani. Una soluzione che troverebbe il sostegno dei leghisti veneti, lombardi e friulani, ma che aprirebbe un nuovo equilibrio interno, soprattutto alla luce dei rapporti non sempre sereni tra il governatore e Roberto Vannacci, oggi sullo stesso piano nella gerarchia del partito.

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