VOCE
intervista al candidato
19.11.2025 - 21:00
Valeria Mantovan è l’attuale assessore regionale a Lavoro e istruzione, ed è in corsa per il consiglio regionale nella lista di FdI a sostegno della candidatura di Alberto Stefani alla guida della Regione Veneto.
Assessore, si candida per un secondo mandato a Venezia, con quali prospettive e con quali programmi?
“Ho avuto l'opportunità di mettermi al servizio della nostra comunità. Intendo proseguire e rafforzare il mio impegno, con l'obiettivo. Le prospettive sono quelle di un Veneto che mette al centro la persona e la Comunità. La nostra visione, come Fratelli d'Italia, si fonda sulla necessità di rigenerare un forte senso di appartenenza al territorio. I programmi che sosteniamo con Alberto Stefani sono solidi: dalla sanità di prossimità al sociale, dal lavoro alla formazione, dallo sviluppo delle imprese alla cura dell'ambiente. Il mio impegno sarà ulteriormente rafforzato per il mio territorio, il Polesine, una terra con potenzialità straordinarie”.
Nella sua esperienza alla guida dell’assessorato a lavoro e istruzione si è occupata da diverse crisi aziendali, quale è lo stato del panorama produttivo e occupazionale in Veneto?
“Nel periodo del mio mandato abbiamo gestito, con il supporto dell’Unità di crisi e delle altre strutture tecniche regionali, 79 crisi aziendali complesse per un totale di oltre 16mila lavoratori diretti coinvolti. 28 sono i casi conclusi quest’anno e hanno interessato circa 2.700 addetti con soluzioni che vanno dalla reindustrializzazione al ricollocamento dei lavoratori. La Regione attraversa una fase complessa per diverse determinanti geopolitiche che impattano: transizione green; costi delle materie prime e dell’energia; circolazione delle merci, in particolare per l’effetto dei dazi. Da considerare l’insieme di fattori che influenzano filiere e settori dell’economia regionale. Tra questi, la crisi mondiale della moda e del lusso; le difficoltà del comparto dell’automotive. Il compito della Regione è di supportare il cambiamento. In ogni caso i numeri dell’economia veneta evidenziano un buono stato di salute”.
E in Polesine?
“Il Polesine presenta ulteriori complessità. Settori strategici per il territorio polesano, come quello della pesca, hanno ricevuto un duro colpo. Anche le crisi industriali non sono mancate e l’attività di gestione ci ha visto e ci vede applicati su casi complessi come quelli di Berco e della cantieristica navale. Si dovrà ulteriormente investire sulla capacità propulsiva delle imprese”.
Per istruzione e formazione professionale su quali leve sarà possibile agire nei prossimi anni?
“La nostra strategia si muoverà su un doppio binario: consolidare un sistema che già oggi rappresenta un'eccellenza e introdurre innovazioni. Le leve su cui agiremo sono molteplici a partire dall’attuazione della riforma della filiera formativa tecnologico-professionale. Potenzieremo il modello per l'acquisizione di competenze pratiche. Punteremo sull’alta formazione tecnica (Its e ifts) per rispondere alle imprese. Ridurremo il disallineamento tra domanda e offerta. Per un Veneto dove l'istruzione sia il vero motore di sviluppo”.
Si parla tanto di settore sociale e sanità.
“Sanità e sociale sono le due facce della stessa medaglia: la cura della persona e della comunità. Per il Polesine la sanità di prossimità è una necessità assoluta. Il salto di qualità passa anche dalla capacità di integrare sanità, sociale e infrastrutture.
In caso di vittoria di Alberto Stefani si parla di un suo ruolo di assessore.
“Il mio obiettivo è lavorare per la vittoria della coalizione e per dare ai veneti un governo solido guidato da Stefani. Le scelte sui ruoli spettano al presidente e vengono condivise con tutta la coalizione. Indipendentemente dal ruolo, non farò mancare il mio entusiasmo. Credo che l'esperienza acquisita possa essere una risorsa utile per il Veneto”.
Cosa serve al Polesine per fare il tanto sospirato salto di qualità?
“Il Polesine ha bisogno di un progetto. Serve un’azione forte, che affronti i nodi storici del territorio con una visione chiara. Il primo salto di qualità si chiama connessione. Dobbiamo sbloccare il territorio attraverso le infrastrutture fisiche. Il progetto della Nuova Romea commerciale non è più rinviabile. Non meno importante è la semplificazione delle infrastrutture burocratiche: la vera ‘autostrada’ per gli investimenti è la Zls. Dobbiamo farla funzionare con l’autorizzazione unica e la certezza dei tempi. Solo così potremo attrarre quegli investimenti nazionali e internazionali. Il secondo motore è quello del lavoro e delle competenze. Il Polesine vive un paradosso come molte realtà del Veneto: soffriamo crisi aziendali e un tasso di occupazione fragile, ma allo stesso tempo le nostre imprese non trovano personale qualificato. Il salto di qualità si fa colmando questo mismatch. Sui temi ambientali, la linea è pragmatica. Non siamo contro la transizione energetica, ma deve essere economicamente sostenibile e socialmente giusta. Diciamo un ‘no’ all'invasione indiscriminata di pannelli fotovoltaici a terra che consumano suolo fertile. Il modello che sosteniamo è quello delle comunità energetiche rinnovabili. Proteggere l'identità agricola e turistica del Polesine e innovare con intelligenza”.
Negli ultimi mesi il suo partito, FdI, in Polesine è stato attraversato da diverse fibrillazioni, dopo le elezioni regionali occorrerà sistemare qualcosa?
“Il dibattito interno è normale in un partito grande come il nostro. Ma ora c'è un solo obiettivo, ed è un obiettivo che unisce tutti. Al di là degli attacchi personali, che ho ricevuto, non intendo farmi distrarre. Ci sarà tempo, dopo le elezioni, per riflettere su ogni dinamica interna”.
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