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Plastica, i riciclatori si fermano

L'intero sistema rischia il blocco

Plastica, i riciclatori si fermano

La filiera del riciclo della plastica rischia di fermarsi. Walter Regis, presidente di Assorimap, l’Associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche che rappresenta il 90% del settore, l’11 novembre ha infatti annunciato la misura estrema: “Viste le mancate misure urgenti per salvare il comparto, l’industria privata del riciclo, dopo anni di sopravvivenza, si arrende: da oggi fermiamo gli impianti. Lo facciamo con senso di responsabilità, consapevoli delle ripercussioni sull’intero Paese, ma continuare a produrre con perdite insostenibili, è ormai impossibile: siamo di fronte a un’emergenza nazionale che non possiamo affrontare da soli”. E le conseguenze si sono iniziate a far sentire, dalla Sicilia alla Sardegna con il blocco della raccolta. Ma in tutta Italia le aziende dei rifiuti stanno con il fiato sospeso.

“Il problema - spiega l’amministratore delegato di Ecoambiente Alberto Patergnani - è generalizzato e non riguarda solo l’Italia ma tutta Europa: se gli impianti dove conferiamo non riescono a rivendere la plastica e questa continua ad accumularsi, il problema si porrà per tutti. La speranza è che si trovino soluzioni in tempi rapidi perché i segnali sono preoccupanti”. Il Ministero dell’Ambiente ha convocato per il 25 novembre un tavolo di emergenza.

Ma perché si è arrivati a questo punto? “Tra i motivi della crisi - spiega il direttore tecnico di Ecoambiente Eugenio Boschini - ci sono le fluttuazioni del prezzo del petrolio, con la plastica vergine che costa meno di quella riciclata e ne blocca l’acquisto, i costi sempre maggiori e anche giochi speculativi. Ma si rischia la paralisi e a trovarsi a gestire situazioni emergenziali”.

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