VOCE
adria
20.11.2025 - 17:39
Foto di repertorio
Una terza e articolata denuncia-querela sul sistema di controllo della velocità in uso ad Adria è stata depositata dall’associazione Altvelox presso numerose autorità, tra cui Presidenza della Repubblica, Corte di Cassazione, Procura generale, Corte d’Appello di Venezia, Procura di Rovigo, Corte dei conti e Ministero della Giustizia.
Al centro della contestazione, la presunta mancanza di omologazione degli apparecchi utilizzati dal Comune e il peso dei proventi delle multe sul bilancio comunale. Altvelox ha richiamato in particolare il dispositivo Velocar Red&Speed EVO R, matricola 339, sul tratto Adria–Cavarzere/Piove di Sacco, sostenendo che sarebbe in funzione sulla base di un atto di “approvazione” tecnica del Mit e non di un decreto di omologazione, come prescritto dal Codice della strada. L’associazione cita inoltre diverse ordinanze della Corte di Cassazione che, tra il 2024 e il 2025, hanno distinto nettamente tra approvazione e omologazione, definendo nulla la sanzione se l’apparecchio non è “debitamente omologato”.
Secondo Altvelox, tra il 2021 e il 2024 il Comune avrebbe incassato oltre 2,1milioni di euro dalle violazioni dei limiti di velocità, con una quota tra il 65% e il 70% del totale delle sanzioni. L’associazione critica inoltre la mancanza di piani del traffico aggiornati, previsti dall’articolo 36 del Codice della strada, e l’uso di parte significativa dei proventi per la gestione delle apparecchiature e il potenziamento dei controlli, più che per interventi strutturali sulla viabilità. Altvelox richiama anche le previsioni contenute nel bilancio 2026, dove il Comune stima circa 940mila euro annui di entrate da sanzioni, di cui 900mila euro legati agli autovelox sulle direttrici Adria–Loreo e SR 516 Piovese. L’associazione ha chiesto alla Procura il sequestro degli impianti e l’acquisizione di decreti, verbali di verifica e contratti.
Interpellato sulla vicenda, l’assessore Giorgio Crepaldi offre una lettura più ampia del contesto normativo: “Il problema non riguarda Adria, ma tutta Italia – spiega Crepaldi – Le norme ed i decreti ministeriali parlano di strumenti che devono essere ‘approvati’ e ‘omologati’, due termini che oggi sembrano individuare due procedimenti distinti. Fino al 2024, tuttavia, la giurisprudenza era univocamente orientata a ritenerli equivalenti. L’autorizzazione veniva considerata comprensiva dell’omologazione. Con le ordinanze della Cassazione del 2024 cambia tutto, ora pare distinguersi nettamente tra i due procedimenti e con conseguente annullamento delle sanzioni ”. L’assessore sottolinea che il nodo principale è l’assenza di una linea guida nazionale: “Ad oggi si contano una decina di ordinanze della Cassazione, ma manca ancora una direttiva ministeriale che definisca cosa debba intendersi esattamente per ‘omologazione’. È un vuoto normativo".
"Le amministrazioni non possono decidere da sole in cosa debba sostanziarsi questa procedura, dovrebbe farlo il MIT attraverso il proprio apparato tecnico. Nessuno vuole mantenere autovelox irregolari, è proprio perché manca una definizione chiara che si crea questa incertezza”. Crepaldi ricorda che anche l’Avvocatura dello Stato si è espressa sostenendo l’equivalenza tra approvazione e omologazione, contribuendo a un quadro già complesso: “nel nostro sistema le ordinanze della Cassazione, seppur avendo una portata interpretativa non costituiscono fonti del diritto e, in linea generale, hanno valenza solo con riferimento alla specifica impugnazione, quindi inter partes. I giudici di pace sono pieni di ricorsi, intasando così i già oberati uffici. Ciò che è necessario è che il Ministero dirima tecnicamente la procedura di omologazione a questa le amministrazionisi adegueranno. Noi siamo in attesa di istruzioni dal MIT, che finora non è intervenuto”.
Sul piano giudiziario, l’assessore specifica: “Va precisato che la prima querela di Altvelox è stata considerata ab origine un fatto non qualificato come un reato per la Procura. Togliere i velox senza una norma chiara significherebbe rischiare di esporre il Comune a un danno erariale enorme, perché agiremmo senza una norma di legge e sulla scorta di un orientamento giurisprudenziale che ben potrebbe cambiare”. Crepaldi conclude ricordando che il sindaco si è già tutelato: “Il sindaco, certo della correttezza del proprio operato, ha presentato a sua volta una denuncia nei confronti di Altvelox per chiarire ogni responsabilità e rigettare qualsiasi accusa. Attendiamo che il Ministero faccia chiarezza”.
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