VOCE
carabinieri
20.11.2025 - 12:55
Sgominata una banda di ladri che colpiva nelle abitazioni, non solo in Polesine, grazie al blitz dei carabinieri.
"Sono tre i soggetti assicurati alla giustizia - spiega la nota stampa del comando provincia di Rovigo - tutti albanesi tra i 30 e i 50 anni di età, nell’operazione portata a termine pochi giorni fa, più un quarto deferito in stato di libertà per favoreggiamento personale. I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Adria, al termine di una intensa attività di indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Padova, con l’ausilio di altri assetti del Comando Provinciale Carabinieri di Rovigo, si sono mossi all’alba alla volta di Pianiga (proprio a ridosso del confine col territorio comunale di Vigonza), nella Città metropolitana di Venezia, scovando i quattro individui all’interno della loro safehouse, una sorta di abitazione ricavata al piano rialzato di una ex distilleria sulla via Noalese Sud".
"L’indagine era stata avviata a seguito di un furto in abitazione che era avvenuto a Pettorazza Grimani nel mese di ottobre allorquando nella zona era stata segnalata la presenza di una autovettura Audi A6 che da successivi accertamenti risultava in uso a persone dedite a furti in appartamento. Conseguenti servizi di osservazione e pedinamento, congiuntamente all’incrocio di segnalazioni di ulteriori furti avvenuti nel territorio veneto, avevano consentito di accertare che il gruppo, composto da tre persone, utilizzava sempre lo stesso modus operandi, con lo stesso soggetto che guidava l’autovettura, lasciando nella zona da colpire i due passeggeri e il ritorno poco dopo sul posto per recuperarli, evidentemente a seguito del furto compiuto".
"Serrata è stata l’attività di indagine dei militari dell’Arma - prosegue la ricostruzione - i quali grazie a strumenti di tracciamento e rilevamento nonché ad infinite ore trascorse ad esaminare filmati di videosorveglianza, sono riusciti non solo a ricostruire spostamenti e schema di azione di ogni singolo componente della banda, ma anche a localizzare il fabbricato usato come rifugio, per l’identificazione del quale il contributo tecnologico è stato decisivo. L’auto usata per commettere i furti era tenuta a debita distanza dalla safehouse in un parcheggio di Vigonza, e sia nel radunarsi per iniziare le scorribande, sia nel rientrare al rifugio una volta terminate, tutti si muovevano autonomamente seguendo itinerari diversi per non dare nell’occhio; durante i colpi tenevano sempre i telefoni spenti per evitare di essere tracciati e comunicavano con delle radio, mentre uno dei componenti (deferito in stato di libertà per favoreggiamento personale) curava gli aspetti logistici come la tenuta del covo, viveri e spesa ed eventuali contatti utili. Persino la sicurezza del luogo non era stata trascurata. I militari, infatti, hanno individuato anche una piccola rete di videosorveglianza che i malviventi usavano per tenere sotto controllo l’ingresso del covo, che solitamente assicuravano con catena e lucchetto".
"Uno specifico servizio predisposto consentiva infine di acclarare la responsabilità del gruppo in occasione di un furto in abitazione in Due Carrare (Pd), ove, dopo aver forzato una finestra, si impossessavano di un orologio in oro, di un braccialetto in argento, barricando la porta di casa dall’interno, posizionandovi un armadio davanti, per evitare che il proprietario di casa vi entrasse. Il giorno successivo veniva riscontrata una nuova partenza del gruppo, tuttavia l’autovettura, durante la marcia, usciva autonomamente di strada finendo in un fossato e i tre soggetti la abbandonavano allontanandosi per i campi; fatale, per la banda, è stata questa circostanza, perché il relativo sequestro consentiva agli investigatori di effettuare rilievi tecnici e completare così il quadro indiziario a carico della banda, considerato che all’interno del veicolo venivano rinvenuti, tra l’altro, una serie di strumenti atti allo scasso e ricetrasmittenti".
"A questo punto la Procura della Repubblica di Padova disponeva la perquisizione dell’abitazione ove risultavano domiciliare i 3 soggetti, ove un consistente dispositivo di Carabinieri predisposto dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Rovigo, consentiva ai militari operanti di Adria non solo di poter rintracciare i 3 soggetti interessati, ma di rinvenire quivi abiti ritenuti compatibili con quelli osservati direttamente e ripresi dalle telecamere il giorno del furto, ma anche delle ricetrasmittenti analoghe a quelle rinvenute nell’autovettura precedentemente sequestrata".
"I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile procedevano quindi al fermo di indiziato di delitto per il citato furto aggravato in abitazione commesso in Due Carrare, associando in carcere i tre prevenuti e mettendoli quindi a disposizione della Procura della Repubblica di Padova, la quale, condividendo il quadro accusatorio, chiedeva e otteneva dal Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Padova tanto la convalida dei 3 fermi di indiziato di delitto quanto l’applicazione nei loro confronti della misura cautelare coercitiva della custodia in carcere nonché il sequestro preventivo della somma contante di € 1.600 rinvenuta nella disponibilità degli indagati".
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