VOCE
violenza sulle donne
25.11.2025 - 20:45
Una condanna a tre anni e sei mesi di reclusione, con annesso un risarcimento di 10mila euro alla ex compagna e di 5mila euro alla figlia di lei, all’epoca dei fatti minorenne. Questo il dispositivo di sentenza pronunciato dal Collegio del Tribunale di Rovigo ai danni di un 60enne della Bassa Padovana, per episodi che, secondo le ricostruzioni dell’accusa, si sarebbero verificati nel 2024.
Le ipotesi di reato per le quali si procedeva erano quelle di maltrattamenti e lesioni. Nulla - purtroppo - di troppo originale rispetto a quanto si vede ogni giorno o quasi in Tribunale. Decisamente peculiare, invece, una delle tipologie di maltrattamenti ipotizzati, oltre a minacce, botte, spintoni: il 60enne della Bassa Padovana, infatti, avrebbe impedito alla compagna convivente di dormire.
La avrebbe costretta, in una occasione, a restare sveglia tutta la notte, afferrandola per il pigiama e rimettendola in piedi ogni volta che stava per assopirsi. Letteralmente, una notte d’inferno per la malcapitata, perlomeno secondo la ricostruzione dell’accusa.
Non è però questo l’unica circostanza presa in esame dal capo di imputazione, che contestava anche aggressioni verbali, fisiche, minacce. Alcuni di questi episodi si sarebbero verificati anche alla presenza della figlia minore, il che costituiva, secondo l’impostazione accusatoria, una precisa aggravante. Un’altra era il fatto che la vittima fosse una persona a lui legata da una relazione affettiva.
Il procedimento penale, dopo le indagini seguite dalla squadra mobile della questura di Rovigo, era approdato in aula tramite giudizio immediato, come era stato richiesto e ottenuto dalla Procura. La compagna era costituita parte civile, con l’avvocato Anna Osti del foro di Rovigo. Le lesioni vengono contestate perché, in una occasione, la vittima, spintonata, sarebbe caduta a terra battendo con violenza le costole sul marciapiede.
Nella giornata di lunedì, la discussione del processo, all’esito della quale il Collegio ha poi letto la sentenza.
Ora, sarà necessario attendere il deposito delle motivazioni di questa, ossia delle spiegazioni del ragionamento seguito dai giudici per arrivare a una sentenza di colpevolezza. A quel punto, la difesa e l’imputato avranno la facoltà di impugnare la decisione, portando così a instaurare un processo di Appello.
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