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giornata contro la violenza sulle donne

“Una rete per non lasciarle sole”

Cittadin: “Presenti come istituzioni”. Tancredi: “Essere un punto di riferimento”

“Una rete per non lasciarle sole”

Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, all’Urban digital center l’incontro “La violenza non è un destino. La rete di Rovigo unita contro la violenza”, un momento di confronto che ha riunito istituzioni, esperti, professionisti della sanità, forze dell’ordine e realtà del territorio impegnate nel sostegno alle vittime. Un appuntamento particolarmente significativo in una giornata in cui, alla Camera, è stato approvato definitivamente il disegno di legge che introduce nel codice penale il reato di femminicidio, prevedendo pene più severe e strumenti più incisivi per la tutela delle donne.

Ad aprire il pomeriggio del 25 novembre è stata l’assessore alle pari opportunità Nadja Bala, che ha illustrato le priorità su cui il Comune sta investendo: “Come amministrazione stiamo lavorando per fare rete con tutte le associazioni del territorio perché la violenza non colpisce un unico profilo. Inoltre, inauguriamo l’appartamento di secondo livello del centro antiviolenza, dedicato al percorso di autonomia per chi sta uscendo dalla violenza”.

Sul tema della solitudine e del sostegno è intervenuta anche l’avvocato Anna Osti: “Una donna deve sapere che non è sola. Amicizie, operatori, istituzioni: tutti possono essere fondamentali nell’uscita dalla violenza. La solitudine, invece, spinge spesso a restare in casa e a subire ancora”.

Il sindaco di Rovigo, Valeria Cittadin, ha sottolineato quanto il fattore economico possa diventare una barriera: “Molte donne, soprattutto con figli, non trovano il coraggio di andarsene perché non saprebbero garantire un futuro alla famiglia. Per questo dobbiamo essere presenti come istituzioni e come comunità”.

Il prefetto Franca Tancredi ha richiamato l’attenzione su un altro aspetto cruciale: “Nella nostra provincia molte donne, pur subendo prevaricazioni, scelgono di tornare a casa invece di entrare in un centro antiviolenza. Spesso non hanno lavoro, sostegno economico. È su questo che dobbiamo riflettere: le istituzioni devono diventare un punto a cui potersi affidare davvero”.

Sulla necessità di denunciare, il questore Eugenio Vomiero ribadisce: “Tutti dobbiamo evitare di girarci dall’altra parte e, se non siamo in grado di intervenire personalmente, la cosa più semplice è chiamare il 112 o il 113. Il 3 dicembre inaugureremo in questura una stanza dedicata alle denunce di violenza, pensata per accogliere le vittime nel modo più rispettoso possibile”.

Il colonnello Edoardo Campora, comandante provinciale dei carabinieri, ha spiegato l’importanza della specializzazione: “Oggi gli operatori seguono corsi specifici per evitare la vittimizzazione secondaria, che può fare ancora più male di ciò che si è subito”.

Infine, la direttrice sanitaria dell’Ulss 5 Polesana, Carla Destro, ha illustrato il lavoro svolto in ambito ospedaliero: “Abbiamo creato percorsi e spazi dedicati come la “stanza rosa”, dove una donna può venire anche solo a parlare o trovare il coraggio di rivelare ciò che sta vivendo”.

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